BRIT FOLK
Allenare
la memoria

Il folk inglese, elettrico o acustico che sia ha sempre un suo zoccolo duro di appassionati, anche se i fasti di qualche decennio fa sono impensabili, e il mercato s’è frammentato in una miriade di micro nicchie di specialisti. Però certe ristampe preziose, certe riscoperte di nastri «live» in ottime condizioni, e infine alcune preziose novità di musicisti che nei Settanta erano ancora nella mente degli dei fanno ben sperare per il futuro. La memoria intanto può ricominciare ad allenarsi con Foxhunt San Francisco (Universal) dei Chieftains: due concerti americani del ’73 e del ’76 della gloriosa band irlandese guidata da Paddy Moloney, nastri conservati da Bear, il leggendario archivista del classic rock e dei Grateful Dead, riproposti in due cd. La seconda data è anche quella del Live at Rockpalast (Repertoire), concerto dei grandi Fairport Convention dai WDR studios di Colonia. Una vera chicca, perché in formazione c’è Dar Ar Braz, grande chitarrista bretone. Un disco nuovo da ascoltare e riascoltare? Awaken (autoprod.) dell’eccellente giovane trio Windjammer: col ricordo di Incredible String Band e primi Jethro Tull. (Guido Festinese)

INDIE FOLK
Fragilità
acustiche

Cantautorato al femminile, o quasi. Si parte dall’Australia dove Indigo Sparke per il suo secondo album, Hysteria (Sacred Bones/Goodfellas), si è avvalsa della esperienza e della collaborazione di Aaron Dessner dei The National. Ne è uscito un lavoro molto intimo in cui spicca la voce di Indigo, che muove i suoi brani sulle chitarre, ora acustiche ora elettriche, dando così un tocco di «rock» che smorza i toni delicati di base, come in God Is a Woman’s Name o Infinity Honey, i momenti migliori. Il secondo lavoro in questione non è un vero e proprio disco cantautorale, e neanche prettamente femminile, ma è la voce di Anaïs Mitchell a guidare un trio chiamato Bonny Light Horseman di cui fanno parte membri di The Shins e National. Un disco, Rolling Golden Holy (37d03d/Goodfellas), di puro indie folk, che guarda tanto ai Sixties quanto ai più recenti Fleet Foxes. Skullcrasher, al secolo Helen Ballentine, debutta con Quiet the Room (Secretly Canadian/ Goodfellas). Sonorità talmente fragili che ad alzare il volume si teme possano sfaldarsi, ma dal fascino assolutamente fuori discussione. (Roberto Peciola)

AMBIENT
Trame
poetiche

Senza tema e senza preoccupazione di sorta. Musicisti di ogni luogo del mondo si gettano nel magma intimista di matrice electro. Partiamo con Siavash Amini & Eugene Thacker, che definire crepuscolari in Songs for Sad Poets (Hallow Ground) è a dir poco riduttivo. Il compositore iraniano tesse le trame sonore su cui si insediano le poesie del suo sodale, rintracciabili nel booklet. Notturno e affascinante. Ascoltate, leggendo nello stesso momento il relativo sonetto, Demented Skies (For Alejandra Pizarnik) e Smoldering Stars (For Giacomo Leopardi). Avanti con Ô Seuil (Mind Travels) firmato da Mathias Delplanque da Nantes, Francia. I nove movimenti presenti sono l’elaborazione elettronica e digitale di strumenti acustici. Ne risulta un moto percussivo continuo e oscuro. Segnaliamo Seuil 6t. Finale con Lawrence English che realizza in Approach (Room40) il suo personale tributo alla leggenda dei manga Yoshihisa Tagami. Tredici ipotesi di colonne sonore ispirate dalle letture giovanili di quei fumetti. Per voi Shidara. (Gianluca Diana)

JAZZ ITALIA
Un quartetto
«affiatato»

Il quartetto jazz (un fiato più la ritmica) anche in Italia ha molto da dire, soprattutto con tre nuovi album a partire dal notevole Tales (Auand) dei Freakson, i quali riprendono, in modi singolari e convincenti, i suoni prog e fusion dei primi Seventies, in un fare programmatico vicino al concept album (decisivo in tal senso l’uso delle tastiere). Acustico, ma, per così dire, tradizionale, nel solco del modo mainstream, il sound dispiegato in Falling Up (Abeat) da Stefano «Cocco» Cantini e Francesco Maccianti dove l’anziano front line e il giovane accompagnamento si trovano a proprio agio nel declinare, come nel disco precedente, un repertorio di soli original. Infine il jazz quartetto si confronta con una vocalist in Yatra Songs (Millesuoni) di Enzo Pietropaoli e Cristina Renzetti: emerge la cronica difficoltà della lingua italiana nel rapportarsi, sul piano metrico-fonetico, con le musiche afroamericane ad alta densità strutturale: non a caso tutto funziona alla perfezione nelle due cover di Chico Buarque e dei Beatles. (Guido Michelone)

LEGENDA
* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

SPERIMENTALE
Una scintilla
«old style»

 

BJÖRK
FOSSORA (One Little Independent/Bertus)


**** Della serie: ritorno al passato… ma non troppo. Così potremmo definire il nuovo, decimo album dell’artista islandese, una delle musiciste più innovative e particolari degli ultimi decenni. Innovativa, particolare ma al contempo capace di crearsi un seguito incredibile di appassionati. Fan che saranno soddisfatti anche da Fossora, che la riporta alle sonorità sperimentali ma con quel non so che di «pop» che la rendeva fruibile ai più degli inizi. C’è spazio anche per le elucubrazioni cervellotiche dell’ultimo periodo. Chi scrive propende per l’«old style», che qui è predominante. (roberto peciola)

RAP
Sfumature
melodiche

MIKKY BLANCO
STAY CLOSE TO MUSIC (Transgressive/Pias/Self)


**** Rapper, performer, poeta e attivista transgender, impegnato nella causa Lgbtq, Blanco ha collaborato nel tempo con Kanye West, Teyana Taylor e Blood Orange. Il nuovo disco si distacca dai precedenti per una vena più esplicitamente virata sul dancefloor ma con sfumature melodiche su cui ricama con misurata grazia vocale. Così dal rap, punk e rave – grazie all’apporto del produttore FaltyDL -, immagina altri paesaggi sonori. Canzoni scritte fra Lisbona, Parigi, New York e Chicago che colpiscono nel segno: in una delle due versioni di French Lesson anche la voce di Anohni, un tempo Antony & The Johnsons. (stefano crippa)

HARD ROCK
La grinta
di Glenn

THE DEAD DAISIES
RADIANCE (Spv)

**** Sembra ieri che Glenn Hughes, anni settantuno, fisico asciutto, mani sul basso perfette, voce ancora possente e venata di soul, decise di imbarcasi nel progetto Dead Daisies. Con compagni di cordata da Whitesnake e Red Phoenix. Chi ancora ricorda le scalate di pentagrammi dei tempi Deep Purple e la favolosa avventura hard blues dei Black Country Communion con Bonamassa (traccia qui in Roll On) amerà questo disco duro e classico al primo ascolto: la diramazione alta e blasé dell’hard rock che non ha bisogno di innovazioni, ma di grinta elegante. C’è tutta. (guido festinese)

PSYCH ROCK
Scusate
il ritardo

KING BUFFALO
REGENERATOR (Stickman Records)


**** Di loro ci eravamo occupati con il notevole disco d’esordio, Orion, ormai 6 anni orsono. Dopo di che, colpevolmente, ce li eravamo un po’ persi. Li ritroviamo ora con l’ultimo capitolo di una trilogia che loro hanno definito della «pandemia» e che avrebbe dovuto compiersi e concludersi nel 2021. Poco male, un ritardo che si può accettare, se il risultato è quello che si ascolta qui, ossia sette brani in cui la vena psych hard risuona alla grande, con sfumature blues appena accennate. Un ottimo album che ci spinge a riprendere i lavori passati. (roberto peciola)

JAZZ
Il mondo
in crisi

 

JOHANNES WALLMANN
PRECARIOUS TOWERS (Shifting Paradigm Records)


**** Registrato in soli due giorni (20-21 febbraio 2021) e solo ora pubblicato, l’album riflette, nella suite Pandemica, le questioni del Covid, anche se l’intero disco è per così dire votato e calato a «descrivere» un mondo in crisi, a cominciare dalle torri precarie (le metropoli americane) della title-track: l’approccio è comunque lirico grazie alla formazione, con il leader un pianoforte, un sax alto moderato, una ritmica discreta e soprattutto un vibrafono che addolcisce, oltre impreziosire, i sette original e la cover Angel Eyes (1946). (guido michelone)

ERLEND APNESETH
NOVA (Hubro )
*** L´Hardanger fiddle è un violino di fattura norvegese che si distingue dagli altri strumenti analoghi per il maggior numero di corde. Il suo interprete migliore da quelle parti è Erlend Apneseth. Con questa registrazione eseguita a Oslo presso il museo Emanuel Vigeland, totalmente in acustico e da solista, sottolinea il valore dello strumento nella musica tradizionale di quelle parti. Etereo, sognante e particolarmente evocativo. Suonate Speglingare Til eit Astrup-bilete. (gianluca diana)

SEAN LUCARIELLO
DESPITE IT ALL (Caligola)
*** Ha ventitré anni il trombettista vicentino Sean Lucariello, formatosi in Italia e in Olanda: nei Paesi Bassi ha incontrato alcuni dei compagni d’avventura di questo notevole esordio, due musicisti spagnoli per sassofoni e batteria, due italiani a basso e piano. I riferimenti estetici vanno a un hard bop morbido e filante, alla Art Farmer (ma anche il fraseggio del compianto Marco Tamburini occhieggia qui e là), perfetto per evidenziare la lirica pastosità di tromba e flicorno del leader. (guido festinese)

HANS ULRICH STAEPS
MORGEN DES LEBENS (Stradivarius)
**** Quest’album raccoglie tutti i lavori del musicista tedesco (1909-1988), scritti, dal 1951 alla morte, per flauto dolce e pianoforte. Le otto composizioni riflettono il gusto per la musica antica e per uno strumento arcano, il cosiddetto recorder, che Staeps è il primo a valorizzare (dopo lunghi secoli di ingiustificato oblio) anche nella prassi esecutiva delle partiture rinascimentali o in queste Sonate, Fantasie, Gighe, Arie, dal sapore tanto moderno quanto remoto, in parte sulla scia del proprio maestro Paul Hindemith. Carolina Pace e Mirella Vinciguerra sono le brillanti interpreti. (guido michelone)

EMILIO STELLA
SALVA (Aloha Dischi)
**** La canzone italiana è in ottima forma. Il merito è di vari talenti che disegnano la loro idea di narrazione. Un ottimo affresco è quello che realizza il romano Stella, che mette assieme suoni che danno al disco un andamento sghembo. Latin music, reggae, chitarre e ukelele che sanno di tradizione afroamericana e tanto altro, tutto occorre a dare sostegno alla parola. Bel disco, che luccica con Consumatore, Mare e Sul pianeta degli amanti. (gianluca diana)

TENSION SPAN
THE FUTURE DIED YESTERDAY (Neurot Recordings)
**** Noah Landis (già con Neurosis e Christ On Parade), Geoff Evans (membro degli Asunder) e Matt Parrillo dei Dystopia uniscono le loro forze in questa band che rilancia il punk californiano, antagonista e decisamente urticante. Il titolo del loro debutto dice tutto, un futuro che nasce già morto, un disco che mette insieme l’urgenza punk dei Seventies, l’approccio «diy» dei movimenti anarco punk inglesi e l’energia del rock della Bay Area dei Nineties. Proprio niente male! (roberto peciola)

PAOLO ZOU TRIO
VENUS (Auand)
**** Trentenne, il chitarrista romano Paolo Zou, alle spalle ottimi studi jazz e maestri, ha uno splendido tocco sulla sei corde, al contempo assai lirico e con un attacco forte e lucido, che lascia subito intuire la notevole architettura del fraseggio. Ha suonato con gruppi reggae e indie rock, con dj, cantautori e rapper senza alcuna preclusione di stile. Quando suona la sua musica col suo trio elettrico svela un talento proteiforme e compiuto. (guido festinese)