JAZZ ITALIA
Lo spazio
delle chitarre

Spazio alle chitarre. Silvia Bolognesi, eccellente contrabbassista e compositrice, nel 2010 ha fondato la Fonterossa, coraggiosa etichetta che dà spazio ai musicisti creativi e che non hanno paura di mettersi in gioco. Come Biagio Marino (chitarra, effetti sonori) e Zeno De Rossi, batterista e e percussionista, che in otto tappe su Break Seal Gently scandiscono un percorso speciale di intesa, agli estremi della galassia friselliana, a partire dalle accordature scelte da Marino. Armonici volanti, piegature cromatiche, e molto altro. Innovativo anche il viaggio sonoro di Simone Basile in Morning Raga (Emme), un quintetto con le sue corde, sax, piano e ritmica: il chitarrista pugliese privilegia un approccio modale e orientale al suono assai elegante e disteso, ben evidente in Morning Raga e Hamsadhwani. La chitarra di Andrea Bolzoni in TMR Tuscany Music Revolution (Aut Records) piccola orchestra a dodici in improvvisazione: quiete lirica struggente, come nel secondo brano, concitazioni, poesia del gesto e urti. Come sviluppare un ascolto reciproco che produca luminose epifanie sonore. (Guido Festinese)

INDIE POP
Emozione
acustica

Ci sono gruppi al di là della Manica che, a dispetto degli anni che passano, riescono sempre a regalare album di buon livello, è il caso, ad esempio, dei Turin Brakes. Dall’accalmato esordio del 2001 a oggi il quartetto di Balham, sud di Londra, ha sempre mantenuto uno standard qualitativo di tutto rispetto, e non fa eccezione il nuovo Wide-Eyed Nowhere (Cooking Vynil), dove le sonorità indie pop rock di base acustica restano il tratto distintivo, ma quello che è, se vogliamo, sorprendente, è proprio il livello dei brani, con punte notevoli come World Like That e Into the Sun. Rimanendo su sonorità di base acustica con contaminazioni varie, che vanno dal rock ai ritmi polinesiani fino al bluegrass ecco il nuovo disco del cantautore neozelandese Marlon Williams che pubblica My Boy (Dead Oceans/Goodfellas). Chiudiamo con un album, bellissimo, che in comune con i due precedenti ha solo il sound della chitarra acustica, qui suonata a livelli sublimi da Marisa Anderson. Still, Here (Thrill Jockey) presenta otto tracce strumentali che fanno volare la mente tra spazi infiniti. (Roberto Peciola)

CONTEMPORANEA
Confronto
minimalista

La musica contemporanea italiana delle ultime generazioni si apre ad altre sonorità e si confronta variamente con il mondo attuale, giostrandosi, in questi tre cd, anche tra scrittura e improvvisazione: Daniele Guaschino in Trees Trunks Territories (Stradivarius) lavora su strumenti da lui inventati e costruiti, a partire da un piano preparato: e l’influenza di John Cage (e dei minimalisti americani) si fa sentire, benché la sfera musicale riguardi anche due cover inglesi (Brian Eno e Massive Attack). Il Suoni Possibili Ensemble di Portraits (autoprodotto) è di fatto un progetto di Sergio Sorrentino, tra i rari chitarristi elettrici di musica dotta, il quale invita autori sperimentali (John King, Luca Sigurtà ecc.) e gli studenti del liceo musicale a omaggiare, con lui, la città di Vercelli in sei nuovi brani dal forte sapore avanguardista. Infine Daniele Ledda in Clavius (Ticonzero) predispone sette duetti fra la propria elettronica e strumenti sia classici sia etnici in pezzi brevi, tra il post dodecafonico e la world music, simboleggianti diversi legami con la natura. (Guido Michelone)

BLUES
Una causa
da sostenere

Chiariamo subito che a prescindere dalla storia che porta con sé, May Be the Last Time (Nola Blue) è un disco davvero notevole. L’autore è John Németh, che a causa di un raro tumore della mandibola, si è trovato a registrare questo capolavoro di undici brani appena prima di un complesso e costoso intervento chirurgico. I proventi dell’album andranno a coprire le spese. Al Greaseland Studio di Kid Andersen, oltre al talentuoso chitarrista sono giunti anche Elvin Bishop, Bob Welsh, Willy Jordan e Alabama Mike, tutti gratuitamente per sostenere la causa. Blues sporco e immediato con una prestazione superba del leader. Scegliamo per voi The Last Time, Feeling Good, I’ll Be Glad e I Found a Love. Auguriamo a Németh una pronta guarigione. Dal Montana giunge questo terzetto che si fa chiamare Black Slag Roots il quale rilascia un album omonimo per la RD Recordings. Spartani, essenziali e sporchi il giusto nella tradizione del power trio contemporaneo. Delle undici incisioni presenti segnaliamo l’ardore di Along the Divide, Whatever e la ballata Take Her Away. (Gianluca Diana)

LEGENDA

* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

PSYCH ROCK
Vibrazioni
sul tema

THE BLACK ANGELS
WILDERNESS OF MIRRORS (Partisan/Self)


**** Se ne erano perse le tracce da un lustro, e qualche dubbio sul fatto che fossero ancora su piazza qua e là è circolato. Dubbi spazzati via ora con l’uscita di questo nuovo album che ribadisce in tutto e per tutto il loro amore per la psichedelia virata verso l’hard rock, con qualche timido tentativo di variazione sul tema, grazie a John Agnello, ingegnere del suono dei Dinosaur Jr. che garantisce una spinta indie leggermente più spiccata. Forse i tempi di Phosphene Dream e Indigo Meadow sono definitivamente passati ma Alex Maas e soci riescono ancora a dare buone vibrazioni. (roberto peciola)

JAZZ ELECTRO
Fantasie
al potere

DOMI & JD BECK
NOT TIGHT (BlueNote/Umi)


***** C’è ancora spazio per sorprese nella musica? Di rado ma capita, come nel caso della coppia di giovani musicisti formata da Domitille Degalle (22 anni) e James Dennis Beck (19). Lei ama il jazz fusion dei Settanta e le colonne sonore dei Pokemon, lui ha un approccio con il rullante che rimanda a suoni elettronici. A scovarli è Anderson .Paak. Ne esce un progetto di 15 pezzi con ospiti come Herbie Hancock, Thundercat, il chitarrista Kurt Rosenwinkel, Snoop Dogg e Busta Rhymes: brevi accenni sonori, folgoranti guizzi jazz electro e soprattutto tanta creatività e fantasia. (stefano crippa)

TRIBUTI
Un punto
di vista

KEITH OXMAN
THIS ONE’S FOR JOEY (Capri Records)


*** L’album è tutto dedicato al contrabbassista Joey Pearlman (1996-2021) precocemente scomparso, del quale si ascolta una John Paul Jones (John Coltrane) del 2014 in trio a fine disco. Le altre dodici tracce, invece, in quartetto (tenore, piano, contrabbasso, batteria), esprimono mediante un efficace modern mainstream, anche il punto di vista su altri musicisti (Debussy che diventa Debtussy, Art Blakey in The Gojon Jazz Messengers, Khalid per Larry Young) e persino sull’avversione a leader politici (Joshua Fought the Battle Against Trump), con un occhio fisso sul jazz a stelle e strisce. (guido michelone)

BLUES/2
La sintesi
migliore

JOHN PRIMER
HARD TIMES (Blues House Productions)


**** Esperienza al servizio della qualità. Questa potrebbe essere la sintesi migliore del nuovo firmato dall’azzimato bluesman. Il quale mantiene ancora il caratteristico taglio vocale con il quale si è fatto conoscere e che, sorprendentemente, mantiene pressoché intatto, facendolo apparire assai più giovane delle settantasette primavere che porta sulle spalle. Nota di merito per il pianista Johnny Iguana e l’armonicista Steve Bell: permettono al leader di licenziare un lavoro valido nel rassicurante solco della tradizione. Segnaliamo All Alone e Hot Meal. (gianluca diana)

ROCK
Il ruggito
del Coyote

NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL
NOISE AND FLOWERS (Warner)


**** Nel 2019, a due settimane dalla scomparsa del suo manager e amico per cinquant’anni, Elliott Roberts, Neil Young dedicò ogni singolo brano del suo incendiario ennesimo tour (in Europa, stavolta) alla sua memoria. I Promise of the Real, sorta di «giovani Crazy Horse» ruggiscono a dovere, dove il Coyote canadese è acustico stanno un passo dietro, lui recupera dallo sterminato canzoniere Helpless, On the Beach, Comes a Time. Registrazione ispida, alonata e assai «d’ambiente», voce intatta, checché ne abbia detto qualcuno. (guido festinese)

ROGER CLARK MILLER
EIGHT DREAM INTERPRETATIONS FOR SOLO ELECTRIC GUITARS ENSEMBLE (Cuneiform)
**** Era il lontano 1979 quando Roger Clark Miller cominciò a sperimentare sulla chitarra gli effetti di moltiplicazione del suono: era ancora la mente dei gloriosi Missions of Burma, poi ci sarebbero stati gli innovativi Birdsongs of the Mesozoic. Altre innovazioni arrivarono nel 1983, con l’Electro Harmonix. L’approdo ora è al «solo electric guitar ensemble» un uomo orchestra in solitaria che pilota un caleidoscopio di suoni, «preparati» e no, in tempo reale, con varie chitarre e una miriade di pedali. Per ascoltatori avventurosi di psichedelia estrema. (guido festinese)

GUIDO CORADDU
MIELE AMARO (WMusic)
**** Le opere visuali di Costantino Nivola per la copertina, il titolo preso a prestito da un’antologia poetico letteraria degli anni Cinquanta dedicata alla Sardegna: complementi di pregio a questo lavoro del pianista cagliaritano Coraddu, che in tredici brani rilegge quarant’anni di jazz d’autore dell’Isola. Da Fresu a Silvia Corda, da Enzo Favata a Paolo Angeli, per intendersi. Gran bel progetto. (guido festinese)

NEW STRICKERS
THE SONGS ALBUM (Alfa Music)
*** Alla guida spirituale del quintetto troviamo lo storico polistrumentista Antonio Apuzzo, che con i suoi sodali realizza un album denso di riferimenti culturali tanto in musica (Ornette Coleman, Nina Simone, Fred Hirsch, i Gentle Giant) quanto in letteratura (Dylan Thomas, Jolanda Insana, Joyce, Pavese). L’esito attiene a un jazz sperimentale, tra canto e assolo, tra impegno e comunicativa. (guido michelone)

GARD NILSSEN ACOUSTIC UNITY
ELASTIC WAVE (Ecm)
**** Un disco intenso e labirintico, che dimostra, una volta in più, quanta polpa sonora ci sia nel jazz nordico. Guida il trio l’effervescente batterista norvegese Gard Nilssen, con André Roligheten a sassofoni e clarinetto e Petter Eldh al basso. Inizio quieto, poi arrivano asimmetrie incalzanti alla Ornette Coleman (Influx Delight, Acoustic Dance Music), echi ruggenti e festosi di Albert Ayler (The Other Village), perorazioni eloquenti alla Sonny Rollins (Boogie). Disco notevole. (guido festinese)

PRONGHORN
WELCOME TO PRONGHORN COUNTRY (Lunaria Records)
*** Dorset, Inghilterra. Il luogo da cui arriva questa formazione che si muove tra country, psychobilly, punk e metal. Sempre sinceri, aspri e spontanei. Circostanza che gli rende ancor piú merito, considerato che parliamo del loro dodicesimo album. Il quale potrebbe iniziare e terminare con Reubens Train, un vero capolavoro con il violinista impegnato in assoli che definire selvaggi appare riduttivo. Piacevole anche il mid tempo di Cuckoo. (gianluca diana)

UNHAPPYBIRTHDAY
STELLA LOOPS (Tapete/Audioglobe)
*** Dieci anni di carriera e cinque album, con il presente, all’attivo per la band tedesca guidata dal cantante e tastierista Daniel Jahn e dal chitarrista Tobias Rutkowski. Il progetto prende a prestito, se così si può dire, sonorità elettroniche, house e d’ambiente di fine anni Novanta primi anni Duemila – viene in mente ad esempio il Moby di Play -, e il risultato è piuttosto gradevole, pur non raggiungendo vette particolarmente alte. Tra gli ospiti spicca poi Jimi Tenor. (roberto peciola)