ELETTRONICA
Tesori
ambientali

Musica elettronica e sonorità ambient sono sempre più spesso in simbiosi con derive neoclassiche o, perché no, progressive. Come nel caso, ad esempio, dell’ultimo «mastodontico» lavoro del polistrumentista polacco (già Riverside e Lunatic Soul) Mariusz Duda, Lockdown Trilogy (Kscope/ Audioglobe). Un box set con quattro cd per un totale di 34 brani che toccano anche momenti vicini alla kosmische musik. Il bretone Yann Tiersen, che non ha certo bisogno di presentazioni, torna con un album che già dal titolo, 11 5 18 2 5 18 (Mute/Pias/Self), lascia presagire qualcosa di diverso dai suoi standard. Si tratta infatti di composizioni elettroniche raffinatissime, come si addice all’artista, che a tratti sfiorano la ambient e la musica sperimentale per arrivare a ricordi minimalisti alla Philip Glass. A chiudere il nuovo disco del progetto The Utopia Strong, International Treasure (Rocket Recordings). Anche qui si viaggia in un «ambiente elettronico» onirico e psichedelico, e forse, tra i tre lavori qui presentati, è quello che a noi è piaciuto maggiormente. (Roberto Peciola)

JAZZ ITALIA
Una figura
affidabile

Francesco Maccianti, attivo sulla scena jazzistica da diversi decenni, pur non facendolo come prima attività è un «musicista da musicisti», per usare un detto anglosassone: quelle figure affidabili e capaci che risolvono ogni situazione, e in più hanno un quid di speciale che il grande pubblico spesso si lascia scappare. Potete gustarne il tocco sapiente in Falling Up, un quartetto assai riuscito per Abeat a nome suo e dell’eccellente sassofonista Stefano «Cocco» Cantini. Un altro sassofonista tra i più guizzanti in Italia, il tenorista e sopranista Emanuele Cisi è ospite del Trio di Fabio Giachino, altro pianista da tenere d’occhio: tutti standard noti e meno noti, per un mainstream in A Jazz Affair (Abeat) solido e spesso trascinante, dipanato su campiture piuttosto ampie. Note di copertina di Rava assai lusinghiere introducono Intermezzo (Ass. Cult. Maia) di Alessandro Presti, giovane trombettista e flicornista dal suono pieno, caldo e lirico, coadiuvato da un quartetto di gran levatura in cui ritrovate, oltre a una ritmica splendida, con Evangelista e Morello, il sax contralto di Tittarelli e
il piano maturo di Alessandro Lanzoni. (Guido Festinese)

RINASCIMENTALE
Modernità
barocche

Bisogna prendere atto che oggigiorno la franco-belga Outhere Music è forse la casa discografica ideale nel diffondere la musica rinascimentale e barocca con nove label, due delle quali offrono qui straordinari esempi di sonorità poco frequentate, meritevoli invece di un’audience popolare, perché a un ascolto intelligente si scopre ad esempio che un album come Il gioco della cieca. Madrigali, canzoni & villanella per cantare, et sonare (Arcana) eseguito dal quintetto Concerto di Margherita è l’ideale per comprendere da dove nasca, quattro secoli dopo, l’attuale cantautorato: i brani di Monteverdi, Gabrieli, Frescobaldi, De Wert, Kapsberger, D’India sorprendono per freschezza e «modernità», passione e finezza. Anche Music for the Eyes. Masques and Fancies (Arcana) del Concerto Scirocco di Giulia Genini è sorprendente, sul secentesco versante inglese con maestri quali Brade e Hilton (e altri), mentre i Four-Parts Consorts (Linn) di John Jenkins (1592-1678) anch’egli britannico, suonato da Phantasm con Daniel Hyde all’organo in perfetto contrappuntismo. (Guido Michelone)

SPERIMENTALE
La forma
dell’estro

Vibrazioni sperimentali. Un plauso per Flavia Massimo, musicista aquilana che pubblica Glitch (Audiobul Records). La violoncellista e sound designer in sei brani riesce con delicatezza e creatività a dare forme sonore al suo estro: vi è spazio per la pulsazione ossessiva di Data Transfer, per la malinconica leggiadria di Gagaku e anche per l’oscurità deframmentata di Bit Pass. Un vero e proprio «artigianato elettronico del suono», descrizione calzante che prendiamo in prestito da uno dei suoi workshop musicali. A dir poco catartico l’incontro tra Merzbow & Arcane Device che nell’omonimo disco fuori con la Important Records si interfacciano reciprocamente: stiamo parlando di due incisioni Arcane Device Mixes Merzbow e Merzbow Mixes Arcane Device che superano i cinquanta minuti e dove ognuno manipola i temi sonori dell’altro. Affascinante, dirompente e ovviamente, molto fuori le righe. Anche Morten Riis sa farsi rispettare: Lad Enhver Lyd Minde Os Om (Crónica) è ipnosi da computer music generata attraverso sintetizzatori autocostruiti. Suonate Sindets. (Gianluca Diana)

LEGENDA

* nauseante
** insipido
*** saporito
**** intenso
***** unico

INDIE ITALIA
Ispirazioni
d’amore

‘A67
JASTEMMA (Squilibri)

***** L’amore? Un luogo estatico da cui trarre ispirazione per osservare storie di ogni genere. Questa è la sensazione che arriva dall’ascolto del nuovo della band di Scampia. La quale ha lavorato in modo certosino, cesellando al meglio l’incrocio di parole e melodie, aggiunngendo pathos andando a pescare dal mondo del blues. Fervore ed empatia sono cresciuti, come dimostrano le due versioni di Jastemma, Je nun vengo e Tutto finisce. E ai lemmi che non han trovato casa nelle loro canzoni, hanno chiesto a quindici scrittori di renderli in forma di racconti nel libro allegato. Quanta meraviglia. (gianluca diana)

JAZZ ITALIA/2
Meraviglia
a distanza

IANNIELLO CERVI TOMBOLESI MAZZENGA WESTON
MY ONE AND ONLY PLANET (Freely Records)

**** Meraviglie (forzate) della costrizione pandemica: far nascere grande musica anche a distanza, come questa autoproduzione registrata a Filadelfia e in quattro diverse località italiane nel 2021. Lucia Ianniello alla tromba, Roberto Cervi alle chitarre, le tastiere di Paolo Tombolesi, il basso elettrico di Mario Mazzenga, la batteria di Grant Calvin Weston: rimandi affettuosi e maturi al Miles Davis elettrico anni Settanta, oasi di timbri nella conclusiva Forest Keepers, e l’idea, con Chico Méndez, che «l’ecologia, senza lotta sociale, è solo giardinaggio». Gran disco. (guido festinese)

JAZZ
Il controllo
è tutto

SAMARA JOY
SAMARA JOY (Whirlwind Recordings)

**** Risale al 2021 ma vale la pena segnalare oggi alla vigilia di un tour italiano – sarà a Umbria Jazz – il debutto di uno dei talenti vocali americani più straordinari emersi negli ultimi tempi. Accompagnata da un trio essenziale, Samara Joy si cimenta in dodici standard dando prova di una preparazione tecnica e interpretativa di primordine. Si ascolti Stardust: il controllo della linea melodica è esemplare e il riferimento con le consonanti trascinate rimanda a Sarah Vaughan. Lover Man, cavallo di battaglia di Billie Holiday, non sfigura nel contrasto chitarra e voce con nuance e glissati di livello. (stefano crippa)

MINIMALISMO
Un regalo
per i posteri

JOHN MCGUIRE
PULSE MUSIC (Unseen Worlds)

**** Dicembre 1978, Colonia, sede della West German Radio. In poco più di ventiquattro minuti il compositore statunitense regala ai posteri uno dei momenti più alti della sua carriera: si chiama Pulse Music III ed è una delle migliori interpretazioni di sempre del minimalismo. Senza essere intellettualmente spigoloso, imperscrutabile ed elitario, l’autore riesce a garantire accessibilità a chiunque. L’intero lavoro, che include quattro esecuzioni, racconta un’epoca e un modus operandi dove sperimentare era ragione, esigenza e desiderio al tempo stesso. (gianluca diana)

NEOPROG
Il tempo
si è fermato

PORCUPINE TREE
CLOSURE/CONTINUATION (Sony)

,**** L’album si apre con Harridan, un adrenalico giro di basso di Steven Wilson, accompagnato dalla ritmica micidiale di Gavin Harrison e contrappuntato dalle tastiere mai invadenti di Richard Barbieri. È il ritorno in pista dei Porcupine Tree dopo una pausa di dodici anni, ma il tempo non sembra essere passato. Almeno non per Wilson, il vero artefice della band, che riprende gli stilemi a lui cari da sempre, ossia la versione più aggiornata del prog rock, con un pizzico di pop e sortite quasi metal. Sette brani ineccepibili – più tre nella versione deluxe – ma una sola vera perla rara, Chimera’s Wreck. (roberto peciola)

BAOBAB ROMEO
FRAMES (Adat Records)
*** Il trio mantovano pubblica un piacevolissimo ep di quattro tracce che partendo da una base elettronica allargano lo spettro sonoro verso melodie dal sapore r’n’b, anche grazie alla interessante vocalità di Mattia Bresciani. Ispirati da artisti come Arca o Yves Tumor i tre dimostrano una loro personalità, e questo ci piace. (roberto peciola)

ROSALIA DE SOUZA
INSPIRADA (Egea)
*** Giunta al sesto album la vocalist carioca, da tempo residente in Italia, opta per una sterzata verso il jazz, almeno per quanto riguarda il contorno – dall’atmosfera all’imprinting, dai solisti agli arrangiamenti -, giacché è ancora una volta la bossa nova o più in generale la musica brasiliana a prevalere sul piano strettamente espressivo. Il pianista Paolo Di Sabatino è il ghost writer del disco, visto che ne ha scritto le partiture (i testi invece sono di Rosalia). (guido michelone)

GIOVANNI MASIERO QUARTET
ROUND 6 (Caligola)
**** Boxe e jazz sono andati spesso a braccetto: vedi alla voce Miles Davis, ad esempio. Questo «sesto round» , che inizia con una chitarra suonata col pedale wah-wah molto funk è dedicato con affetto e rispetto dal tenorista titolare Giovanni Masiero a Marvin «Marvelous» Hagler, leggendario peso medio, scomparso nel marzo scorso, che alla sesta ripresa ebbe ragione di John «The Beast» Mugabi. Formazione corposa e sapida, con l’organo Hammond a sostenere il tutto. Un disco forte e piacevole. (guido festinese)

ENRICO MORELLO
CYCLIC SIGNS (Auand Records)
**** Morello, stesso cognome di un batterista leggendario che suonò con Dave Brubeck, classe 1988, è batterista e compositore egli stesso. Ma a differenza di molti, non ha avuto fretta di proporre un lavoro a proprio nome, affinando negli anni con gente come Rava, Fresu e Giammarco il suo tocco raffinato e poliritmico, e meditando composizioni di notevole complessità, ma tutt’altro che ostiche all’ascolto. Le ascoltate qui, nei «segni ciclici», con Francesco Lento alla tromba, Mattero Bortone al contrabbasso, Daniele Tittarelli al contralto. (guido festinese)

SOMMELIERS
PER DINS I PER FORA (Segell Micoscopi)
*** Il quintetto femminile barcellonese (voce, violino, clarinetto, violoncello, pianoforte), giunto al terzo album, perfeziona un credo stilistico che, entro i parametri della forma-canzone, include echi o riferimenti al rock, al folk, alla classica, al jazz. In un contesto rigorosamente acustico scrivono e interpretano, nello spirito cantautorale e in catalano, undici brani variegati di pop melodico autoctono. (guido michelone)

TREETOPS
DEMETRA (Vagabundos)
**** Giovani energie al lavoro, ottimo investimento per un futuro del jazz della penisola, con musicisti che hanno attorno ai vent’anni, ma scaltrita padronanza delle risorse tecniche. Non è la tecnica, eccellente peraltro, il tratto dominante dei Treetops, cresciuti alla scuola Saint Louis di Roma, ma la capacità di creare groove jazz rock sinuosi, avvolgenti e vivi. Col ricordo del prog rock. E il fatto che alla guida ci sia una giovane chitarrista come Anna Bielli è valore aggiunto. (guido festinese)