L’abbiamo rincorsa per un po’ la mostra dedicata a Lica e Albe Steiner, ma adesso che si trova nell’ottocentesca Sinagoga di Reggio Emilia (dal dopoguerra non più luogo di culto) ne siamo ricompensati perché per molte coincidenze questo, forse, è lo spazio ideale – in senso simbolico – per raccontarla. L’edificio disegnato alla metà del XIX secolo dal neoclassico Pietro Marchelli è uno spazio che ha sofferto la guerra: distrutto, poi ricostruito. Ha visto la comunità ebraica reggiana deportata e annientata. Una violenza, quella fascista, che conobbe di persona a undici anni Albe con l’uccisione di suo zio Giacomo Matteotti,...