Valentina Canavesio, statunitense di chiare origini italiane, ha contribuito alla realizzazione di diversi documentari in veste di produttrice o di regista. Tra questi ha diretto Footprint (footprintmovie.com), un lavoro a suo modo decisamente intrigante perché prende spunto da un fatto: l’incremento della popolazione terrestre. Siamo ormai abbondantemente oltre i 7 miliardi. Risulta evidente che questo dato si interfacci immediatamente con problemi di ordine ecologico a proposito di risorse e sostenibilità. Ma Valentina, dopo avere chiarito come gli abitanti del mondo occidentale consumino molto più degli altri (basti un dato: gli Stati Uniti rappresentano meno del 5 per cento della popolazione mondiale ma consumano oltre il 25 per cento delle risorse), comincia un’analisi diversificata che porta a mostrare squilibri economici e sociali. In particolare affronta le conseguenze in quattro paesi ai diversi angoli del mondo. Nelle Filippine, dove la maggior parte della popolazione è cattolica, la battaglia è sul Reproduction Health Bill ossia sull’educazione sessuale e sull’uso degli anticoncezionali. Iniziativa che la chiesa locale boicotta attivamente nonostante miseria e povertà, perché la regolamentazione delle nascite renderebbe dio infelice.
In Messico il paradosso è legato all’acqua perché la popolazione povera non ce l’ha: rubinetti asciutti, anche per due mesi, camion cisterna noleggiati per rifornire zone malmesse, il tutto mentre l’acqua a disposizione viene prelevata, incanalata e avviata nelle zone privilegiate di Città del Messico. In Kenya, nel ghetto di Kibera, vive invece una donna che sta allevando otto figli, sei suoi e due adottati. Rimasta vedova, non ha avuto alcun sostegno dai cognati e dai fratelli (la terra, quando c’è, viene ereditata solo dai maschi) così ha dovuto darsi da fare da sola e combattere per sopravvivere e per offrire una possibilità, soprattutto alle figlie femmine. In Pakistan, poco fuori Lahore, opera un gruppo di donne, le Lady Health Workers, che cerca di fare breccia nelle istituzioni che rendono durissimo l’uso di contraccettivi.
Spesso gli uomini, padri padroni, non vogliono sentire ragioni, arrivano così figli a dieci mesi di distanza l’uno dall’altro. L’unico modo è per cambiare le cose è l’opera di convincimento di donne che parlano alla pari con altre donne, senza durezza ma con passione. Sullo sfondo l’imam che, contraddicendo i nostri pregiudizi, dice che bisogna offrire ai figli una vita dignitosa, quindi in qualche modo condivide il controllo delle nascite.
Offrendo anche interviste a vari rappresentanti internazionali e tabelle di riferimento, oltre a qualche suggerimento in positivo, Canavesio (che ha presentato il film in diversi festival, compreso Cinemambiente a Torino) riesce a dare una visione più articolata del proble,ma della sovrappopolazione che così riguarda non solo le risorse a disposizione ma la qualità stessa della vita delle persone e soprattutto delle donne costrette a una subalternità culturale, sociale, economica.