L’anno scorso girava per l’Australia una mostra di fotografie intitolata George, Eric and Me. L’io narrante era quello di Pattie Boyd, modella e personaggio della Swinging London nonché moglie di George Harrison prima e di Eric Clapton poi, musa ispiratrice di tre canzoni d’amore stampate nella mente di ogni rocker appassionato, Something di Harrison (considerata da Frank Sinatra la migliore love song degli ultimi 50 anni – la donna che ha un modo speciale di muoversi e di sorridere), Layla e Wonderful Tonight di Clapton. Oggi Pattie ha una bella età, continua a cucinare e a ricordare quel periodo formidabile. Sabato sera a Foggia ha partecipato  a un incontro gratuito col pubblico (condotto da Ernesto Assante) dove ha presentato quaranta scatti inediti per l’Italia, la mostra Pattie Boyd and The Beatles in programma, a Palazzo della Dogana, dal 7 aprile al 5 maggio. Attrice nel film A Hard Day’s Night, diretto nel 1964 di Richard Lester, che lanciò l’omonimo album della band inglese, nel 1966 si sposò col chitarrista George, passando presto dall’altra parte dell’obiettivo, approfittando del suo accesso privilegiato ai Fab Four e alla loro vita da giovani miliardari scapestrati, fermando ciò che le accadeva intorno, diventando in pochi anni una delle testimoni della grande stagione dei Beatles e della cultura britannica. Negli scatti della mostra ci sono tutti i protagonisti della scena musicale di quegli anni, ma sono soprattutto le immagini della vita privata di Pattie Boyd a restituire momenti e ricordi impossibili da ritrovare in qualsiasi biografia o libro fotografico: immagini dai tour con i Beatles e quelle straordinarie scattate a Rishikech, in India, durante l’incontro con il Maharishi Mahesh Yogi, il guru che fu causa dei primi scompigli nella coppia e quelle jam-session del quartetto con Mick Jagger, Elton John e David Bowie.

LE FOTOGRAFIE di Pattie Boyd sono l’anteprima dell’edizione primaverile del Medimex, che si terrà dall’11 al 14 aprile nel capoluogo dauno con due concerti a ingresso libero in piazza Cavour, Renzo Arbore con un collettivo di grandi jazzisti italiani (12 aprile) e il musicista britannico Bryan Ferry (il 13) e incontri d’autore con, Ex-Otago e Renzo Arbore (l’11), Noemi (il 12), Nina Zilli e Ermal Meta (il 13), Pierdavide Carone (il 14). Il Medimex celebra i Beatles a mezzo secolo del 1969, l’anno dell’ultimo album della band, Abbey Road (seguito dal postumo Let it Be), ma anche dello storico concerto sul tetto degli Apple Studios di Londra, della morte di Jack Kerouac, di Woodstock e dello sbarco sulla luna della missione Apollo, un anno simbolo nell’immaginario collettivo, punto di riferimento della controcultura americana.

L’11 APRILE ci sarà anche una Beatles Night 1960-1969 al Teatro del Fuoco con ospite d’eccezione Klaus Voormann, l’illustratore, bassista e discografico che conquistò un Grammy Award per la copertina dell’album Revolver dei Fab Four, suonò nella Plastic Ono Band e in vari singoli di Lennon, Harrison e Ringo Starr, e partecipò al Concerto per il Bangladesh organizzato da Harrison nel 1971.