Con l’equinozio d’autunno abbiamo appena dato addio a un’estate eccezionale per gli eventi estremi. E tra i tanti record negativi, come quelli relativi alle temperature medie e alla siccità, l’Europa dovrà aggiungerne un altro, quello relativo alle fiamme: secondo i dati del Sistema europeo d’informazione sugli incendi boschivi (Effis), nei mesi estivi – cioè tra il 4 giugno e lo scorso 3 settembre – sono bruciati 508.260 ettari, ben più del doppio se consideriamo la media Ue per il periodo 2006-2021, pari a 215.548 ettari per lo stesso periodo
«L’ondata di caldo che nel mese di agosto ha bruciato l’Europa occidentale, unita a condizioni di siccità prolungata, ha provocato un aumento dell’attività e dell’intensità degli incendi nella regione negli ultimi mesi» sottolinea un’analisi di Effis. La superficie totale bruciata nell’Ue dall’inizio del 2002 al 17 settembre ammonta a oltre 766 mila ettari, rispetto a una media di poco più di 278 mila ettari nei cinque anni precedenti. Anche il numero di incendi registrati, 2.576 dal primo gennaio al 17 settembre 2022, è di gran lunga superiore alla media (788) e anche al numero massimo registrato negli anni tra il 2016 e il 2021, dato che il record precedente si fermava a 1.579.

In Italia nel 2022 sono bruciati per il momento oltre 54.855 ettari, tremila in più rispetto alla media del periodo 2016-2021. Una stima per difetto, va ricordato, perché il database europeo mappa solo gli incendi che «distruggono» almeno 30 ettari. L’ultimo registrato è avvenuto nel palermitano, dove dal 16 settembre le fiamme hanno distrutto il cuore della Riserva naturale orientata di Monte San Calogero, che guarda il mare e si affaccia sul golfo di Termini Imerese: «Devastati molti ettari di macchia mediterranea. È ritenuta molto probabile la matrice dolosa del fuoco».

Gli incendi, però, non causano esclusivamente problemi che riguardano la trasformazione del paesaggio o la distruzione di aree protette. Tra i tanti effetti a catena ci sono anche quelli relativi alla liberazione in atmosfera di gas climalteranti, monitorati dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) della Commissione europea. Nel fumo prodotto dagli incendi selvatici si trovano gas di carbonio, particolato e composti organici volatili. Secondo i dati del CAMS Global Fire Assimilation System (GFAS), le emissioni totali degli incendi boschivi occorsi nei paesi dell’Unione europea e nel Regno Unito tra il 1° giugno e il 31 agosto del 2022 sono stimate in 6,4 megatonnellate di carbonio: è il livello più alto dal 2007. Il GFAS si basa sulle osservazioni satellitari degli incendi attivi e sul potere radiativo degli incendi (FRP), che utilizza dati rilevati a distanza per stimare la quantità di biomassa bruciata, per stimare le emissioni di inquinanti da fumo.

In gran parte, il record è causato dalle emissioni provocate dai devastanti incendi che hanno colpito la Francia sud-occidentale e la penisola iberica negli ultimi mesi.

«L’entità e la persistenza degli incendi nell’Europa sud-occidentale, che hanno portato alle emissioni più elevate in Europa degli ultimi 15 anni, è stata estremamente preoccupante per tutta l’estate. La maggior parte degli incendi si è verificata in luoghi in cui il cambiamento climatico ha aumentato l’infiammabilità della vegetazione, come nell’Europa sudoccidentale» ha commentato Mark Parrington, scienziato senior del CAMS ed esperto di incendi boschivi. Insomma: siccità e temperatura medie più alte, legate all’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, rendono più probabile l’innesco di incendi, che a loro volta liberano CO2 e altri gas nell’aria e quindi nell’atmosfera, in un circolo vizioso ed estremamente pericoloso.

Quando brucia una foresta, dovunque essa sia, il problema è globale. Così mentre l’Europa va verso l’autunno, il CAMS ha preso a monitorare anche le emissioni di fuoco e il trasporto del fumo nella regione amazzonica e in tutto il Sud America, dove si avvicina il picco della stagione degli incendi. Secondo alcuni rapporti, nel mese di agosto l’area della Foresta amazzonica ha registrato il maggior numero di incendi dell’ultimo decennio. L’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (INPE) ha registrato 31.513 segnalazioni in Amazzonia. Il peggior agosto dal 2010.