Mercoledì la portaerei Cavour, fiore all’occhiello della Marina militare italiana, ha lasciato la rada del mar Piccolo di Taranto dopo una lunga sosta di manutenzioni all’Arsenale Militare durata oltre un anno, per tornare al suo posto di ormeggio nella stazione navale Mar Grande.

Il passaggio nel canale navigabile, attraverso l’apertura del ponte girevole che collega la città vecchia di Taranto alla città nuova, è avvenuto all’alba onde evitare gli assembramenti che puntualmente si verificano quando avviene il transito di navi militari, che per molti tarantini è ancora oggi un appuntamento dal grande fascino. A dimostrazione che Taranto, prima ancora che essere la città dell’Ilva, è da oltre due secoli la base strategica della Marina Militare italiana nel Mediterraneo, oltre che una città avamposto della Nato.

Giunta nel dicembre del 2018, lo scorso novembre la Cavour è uscita dal bacino di carenaggio «Edgardo Ferrati» dell’Arsenale di Taranto, dopo aver ultimato i lavori di carenaggio iniziati lo scorso luglio. Sulla portaerei sono stati effettuati lavori di ammodernamento e ristrutturazione, tra cui il carenamento periodico oltre alla metallizzazione del ponte di volo per contenere gli impatti termodinamici degli F35B. I lavori allo scafo sono stati svolti attraverso l’applicazione di un ciclo di pitturazione all’avanguardia per tutelare il più possibile l’ambiente marino.

Il tutto per una commessa da 90 milioni di euro, che ha visto impegnato le principali industrie nazionali in ambito navale militare, Fincantieri e Leonardo, in collaborazione con Sican e Cnt, due consorzi pugliesi, oltre a ditte dell’indotto della piccola-media impresa tarantina ed alle maestranze arsenalizie.

Terminate le attività manutentive, la portaerei adesso affronterà un periodo di addestramento propedeutico alla successiva partenza per gli Stati uniti, dove condurrà alcuni test con gli F35B a bordo. Di fatto dunque, se da un lato questa commessa ha permesso di far lavorare molti lavoratori, dall’altro ha dotato la Cavour della possibilità di ospitare degli strumenti di guerra e di morte come i nuovi F35B. Con l’ingresso in linea dei nuovi velivoli infatti, la Marina Militare, la US Navy e la Royal Navy britannica saranno le uniche marine al mondo a disporre di portaerei in grado di operare con i velivoli F35. Che nei mesi scorsi hanno creato un incidente diplomatico tra l’Aeronautica che avrà in dotazione gli F35A e la stessa Marina, sul numero di aerei da possedere.

Ma l’investimento del ministero della Difesa non finisce qui. Oltre ai 14 miliardi di euro spesi per acquistare gli F35, nei mesi scorsi la Difesa ha appaltato per 91 milioni di euro all’impresa Matarrese spa di Bari, la ristrutturazione dell’aerobase di Ghedi in Lombardia, per accogliere gli aerei di nuova generazione, il cui arrivo è previsto pronto per luglio 2022. Secondo il report della Camera dello scorso gennaio, entro il 2022 l’Italia disporrà di 28 aerei F35, rispetto ai 90 acquistati lo scorso anno.