«Bene la conferenza unificata dei capigruppo», dice la presidente dei senatori di Forza Italia Anna Maria Bernini. Ed è la prima apertura importante dell’opposizione allo «strumento» sul quale si sta orientando il parlamento per favorire il «confronto» tra maggioranza e opposizione nella lotta alla pandemia, come chiede da tempo il presidente della Repubblica. Bernini è più convinta della stessa presidente del senato, che fin qui ha frenato il varo di una «super capigruppo» che la convince molto poco, come ha spiegato martedì ai presidenti delle commissioni che ha riunito al senato.

La presidente Casellati ha però ascoltato il richiamo di Mattarella e non si metterà di traverso alla soluzione della capigruppo unificata alla quale tiene molto il presidente della camera Fico. E che ha il sostegno del governo, ha detto lunedì il ministro D’Incà. Il problema è un altro: da un paio di settimane la prima commissione del senato sta lavorando proprio su questo tema, «Modalità più efficaci per l’esercizio delle prerogative costituzionali del parlamento nell’ambito di un’emergenza dichiarata». E dalle audizioni di (fino a qui) quindici esperti viene fuori una bocciatura della capigruppo unificata. Sede «non trasparente», più a adatta a «un vertice politico» secondo il direttore del centro studi sul parlamento della Luiss Nicola Lupo. «La segretezza dei lavori della Conferenza contrasta con la ragione di fondo della istituzione di un luogo parlamentare di confronto», chiarisce il costituzionalista Gaetano Azzariti. La conferenza «svolge funzioni organizzative e di direzione dei lavori» e rischierebbe di coinvolgere «impropriamente» nello scontro politico i presidenti di senato e camera. A favore invece di una commissione bicamerale per l’emergenza con compiti di controllo e informazione si sono espressi praticamente tutti, con l’eccezione del costituzionalista Massimo Villone secondo il quale «non si ritrova la centralità del parlamento inventando nuove sedi, il problema è che i processi decisionali che diventano atti – come i Dpcm – sono ormai collocati fuori del parlamento in comitati, cabine di regia, conferenze». Villone propone di rivitalizzare la commissione bicamerale per le questioni regionali.

Il professore di diritto amministrativo comparato Giulio Napolitano ha spiegato come quasi tutti i paesi paragonabili al nostro abbiano da tempo previsto forme eccezionali di controllo del parlamento sugli atti di governo. E a favore della bicamerale si sono espressi l’ex presidente della camera Luciano Violante – che però l’immagina come un direttorio di appena sei parlamentari -, l’ex presidente della Corte costituzionale Ugo De Siervo – «una sede parlamentare che abbia le stesse informazioni che ha il governo» -, l’ex giudice della Corte Enzo Cheli, i professori Francesco Clementi, Alfonso Celotto, Massimo Luciani, Andrea Pertici e Fulvio Pastore. Pertici ha invitato a non illudersi che basti questa commissione a risolvere il problema della perdita di ruolo del parlamento, che anzi a suo giudizio si aggraverebbe se si aprisse la strada al voto a distanza. De Fiores ha spiegato che la bicamerale «potrebbe contribuire a riportare il confronto in parlamento, evitando soluzioni improvvisate e posticce», come la capigruppo congiunta.

La prima commissione ascolterà altri esperti la prossima settimana, poi consegnerà la sua relazione alla presidente Casellati. Sul fatto che la bicamerale per l’emergenza debba occuparsi del lavoro di controllo preventivo sui Dpcm, che possa esprimere pareri – ma non vincolanti – sugli atti di governo e che debba farlo rapidamente ( 48 ore) sono tutti d’accordo. Anche sul fatto che vada istituita per legge, De Siervo e Violante sostengono però che potrebbe cominciare a lavorare anche prima, sulla base di identiche ordinanze degli uffici di presidenza delle camere.

Resta il fatto che la capigruppo unificata è ormai lanciata. Una soluzione possibile la propone allora il presidente della commissione affari costituzionali del senato, Dario Parrini (Pd): «Si possono fare entrambe le cose», spiega, «può essere utile un luogo di regia politica alta come la conferenza dei capigruppo unificata per decidere in maniera concertata con le opposizioni la programmazione dei lavori parlamentari. Ma è insufficiente, gli esperti ci dicono che non è quello il luogo adatto per la funzione di controllo sull’attività di governo». Serve la bicamerale.