Pressoché sconosciuta ai non addetti ai lavori, la storia della Compagnia di Gesù rappresenta un vero e proprio laboratorio teologico e politico. L’ascesa al soglio del primo papa gesuita ha contribuito ad alimentare nuove, anche se mai del tutto inedite, leggende sui «papi neri», come sono stati appellati i prepositi generali dell’ordine, fondato da Ignazio di Loyola e riconosciuto nel 1540 da Paolo III. Ma ha anche acuito l’attenzione per la lunga storia di questo gruppo religioso.

HA COMPIUTO dunque una pregevole operazione Sabina Pavone rieditando, in una versione aggiornata nella bibliografia, la sua breve, ma efficace, sintesi dal titolo I gesuiti dalle origini alla soppressione (Laterza, pp. 192, euro 16).
Negli ultimi decenni «i gesuiti sono passati da essere argomento di storia religiosa in senso stretto al rappresentare invece una cartina di tornasole per comprendere l’avvento della modernità tra XVI e XVIII secolo». Più precisamente, sono ormai considerati come il primo ordine religioso globale dell’età moderna. Un risultato – spiega l’autrice – che è stato possibile in virtù di quella capacità di «adattarsi al mondo circostante, rinegoziando di volta in volta il proprio ruolo all’interno della società».

Si tratta di un marcatore della Compagnia, che le si ribalterà contro nel XVIII secolo con l’accusa, mossa dai detrattori, di essere un ordine incline alla mondanità, alla simulazione e all’esercizio del potere. È questo il punto attorno al quale sembra ruotare l’intera vicenda dei gesuiti, che da subito fanno la scelta di «vivere nel mondo». Non stupisce quindi che questa storia spazi dalla Spagna alla Cina, dalla Polonia al Giappone, passando naturalmente per la Terra Santa; che abbia attraversato chiese, collegi e congregazioni, ma anche tutti i principali luoghi del potere temporale.

LE PAGINE SULLE ORIGINI sono molto efficaci. Pavone dedica particolare attenzione all’analisi degli Esercizi spirituali: «più che un libro, un metodo di mistica attiva, un sistema di preghiera e di azioni per entrare in connubio con Dio basato sull’esame di coscienza (da ripetersi due volte al giorno), sulla preghiera, sulla confessione e sulla comunione». Scrittura associata quindi all’oralità secondo un metodo che vede al centro la figura maieutica del direttore spirituale. Un altro passaggio è la nascita del primo nucleo della Compagnia di Ignazio, a Parigi, insieme a Pierre Fabre e Francesco Saverio, che nel 1534 pronunciano i tre voti di povertà, castità e di obbedienza, aggiungendo il proposito di recarsi in Terra Santa. Si trova qui in nuce l’origine del quarto voto: l’obbedienza al papa circa missiones.

Il libro segue poi la rapida espansione dell’ordine, soprattutto nei paesi latini, e tramite le missioni in Brasile, Perù e Messico; l’impegno nella lotta contro gli «eretici», ma anche le tensioni con l’Inquisizione romana e spagnola; l’apporto dato all’educazione e al disciplinamento delle élites (con la fondazione di una rete di collegi a partire dal 1551); le tensioni tra centro e periferia durante il generalato di Claudio Acquaviva (1581-1615).

SULLA SCIA di Adriano Prosperi, la storica si interroga anche sulla strategia missionaria della Compagnia, e sulle sue molteplici ombre, per la «conversione dei cuori», per la «civilizzazione» e per il disciplinamento delle coscienze. Dopo che Portogallo, Francia e Spagna decidono di allontanare i gesuiti allo scopo di ridimensionare il loro peso nella Chiesa, nelle colonie e nelle istituzioni politiche, la crisi giunge al capolinea. L’uscita dell’Encyclopédie scardina l’orizzonte valoriale in cui si muovono i gesuiti.

Roma si spacca sul da farsi, ma alla fine opta per la soppressione, che viene sancita nel 1773 da Clemente XIV. La restaurazione avverrà nel 1814 sotto le insegne della reazione cattolica ai valori dell’89 e per il ritorno a una vagheggiata cristianità medievale. Sarà necessario attendere la svolta del Vaticano II per assistere a una rifondazione della Compagnia, questa volta nel segno della campagna per una Chiesa «povera e dei poveri» e, ancora una volta, con aspri conflitti dentro e fuori il perimetro ecclesiastico.

L’impostazione ecclesiale e missionaria di Bergoglio deve a questa storia molto di più di quanto gli analisti siano soliti rilevare. Investigare i gesuiti significa penetrare nei dispositivi della contemporaneità secolarizzata per arrivare al cuore delle questioni del tempo presente, nel loro intreccio tra trasformazione della politica, globalizzazione e riforma della Chiesa romana.