La figura di Beniamino Dal Fabbro, come quella di tanti intellettuali eretici di difficile classificazione, è stata ingiustamente rimossa dall’establishment culturale dei nostri giorni. Nato nel 1910 a Belluno, città che l’autore ribattezzò Villapluvia come il titolo della sua raccolta poetica d’esordio edita da Parenti, scomparso nel 1989 a Milano, Dal Fabbro ha avuto modo di manifestare la propria verve poliedrica e anticonvenzionale dedicandosi alle più svariate attività: fu infatti poeta, narratore, saggista, musicologo (ma avrebbe preferito il termine «melòsofo»), traduttore (a lui si devono pietre miliari come La peste di Camus e Gli incanti di Valéry, oltre a versioni...