Tornare all’antico, come fonte di ispirazione e di pratica teatrale, può essere utile per aiutarsi a leggere il presente. L’ovvietà di una simile affermazione può suonare falsa se si pensa che passata l’epoca dei classici greci e latini, monopolio estivo di tour turistico/scollacciati, oggi Aristofane e Plauto non sono più propriamente «di moda» , certo non sostenuti dalla «buona scuola» di ministre scadenti. D’altra parte Ficarra e Picone vengono applauditi dal pubblico, ma perché riproducono Le rane ateniesi con le facce e le gag di Striscia la notizia, nonostante la regia intelligente di Giorgio Barberio Corsetti.

EPPURE l’utilità di rilettura può diventare perfino dolorosamente amara per l’oggi, ammirando i personaggi «antichi» usare per le loro mene (erotiche, economiche e «di classe») strumenti di retorica e bugie, assai simili a quelle che materialmente governano oggi, dalla tv e da Facebook, l’intero nostro paese. Non a caso quello stesso Miles gloriosus di Plauto affascinò mezzo secolo fa Pasolini, che ne fece con un feroce Vantone di borgata romana. Oggi è il Teatro del Sole a ricreare quel Miles (dato con grande successo di pubblico e studenti all’Abeliano di Bari), in uno spettacolo fuor di maniera che parla con la semplicità immediata di raggiri e valori, di supponenza e materialità. Marinella Anaclerio ne ha curato adattamento e regia, scegliendo un gruppo di solidi attori e maliziose attrici per raccontare la beffa liberatoria che condanna il truce guerriero Pirgopolinice (Claudio Castrogiovanni) a venire beffato e «punito» per la sua presunzione, le sue sparate e il suo continuo delirio di onnipotenza.

TEMI ETERNI del teatro, di cui la regia evoca con discrezione parentele e affinità, con altri «dissoluti puniti» o anche italiane in Algeri. Con leggerezza e nessuna pedanteria, così che la risata costituisca ed evochi risposta politica ad angherie e soprusi di forza brutale. O a certi diktat grossolani, ogni giorno destinati a venir superati da ancor più roboanti iperboli.
Plauto lo scriveva 2000 anni fa, oggi ci fa più orrore che fastidio quel Miles minaccioso e infoiato di vanità, perfidamente gabbato e sconfitto dal servo furbo (vero protagonista e artefice della commedia plautina) che ha la saggezza fascinosa e sorniona di Flavio Albanese, e dal «vicino di casa» spazientito e complice di Luigi Moretti. Anche se di «eroi» vanitosi quanto pericolosi continua ad esser piena la scena.