Gli avvocati svedesi del cofondatore del sito Wikileaks, Julian Assange, hanno presentato un’istanza a un tribunale di Stoccolma per chiedere che venga ritirato l’ordine di custodia cautelare, spiccato in assenza del giornalista australiano nel 2010. I giudici vogliono interrogare Assange per quattro presunti delitti sessuali, che lui ha sempre negato. Il giornalista ha pubblicato su Wikileaks i documenti segreti trasmessigli dall’ex soldato Usa Bradley Manning (ora Chelsea) e per questo teme che la Svezia possa estradarlo negli Stati uniti, dove rischia l’ergastolo o la pena di morte. Da due anni vive recluso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Il presidente ecuadoriano Rafael Correa gli ha concesso l’asilo politico, ma – nonostante le ripetute richieste della diplomazia ecuadoriana -, Londra non ha finora accettato di concedergli un salvacondotto che gli consenta di recarsi a Quito.

Qualche giorno fa, Correa è tornato a protestare contro «l’arroganza dell’impero» che viola i diritti di un essere umano, costringendolo al chiuso delle stanze anche se non ha commesso alcun delitto. Già a febbraio, in un articolo pubblicato sul quotidiano «Svenska Dagbladet» gli avvocati di Assange hanno chiesto che il giornalista venga interrogato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, adducendo le circostanze eccezionali del suo caso.

La Svezia rifiuta però di accogliere la richiesta e pretendeche Assange si presenti direttamente: per rispondere alle accuse di violenza sessuale, presentate contro di lui da due donne e relative a una visita che ha compiuto in Svezia nell’agosto del 2010. Assange è intervenuto a più riprese in videoconferenza per denunciare il suo caso e sostenere quello di Edward Snowden, la fonte del Datagate attualmente rifugiato in Russia.