Era il 2018 quando con gli arresti di molti esponenti politici e di consulenti, è stato scoperchiato il velo sullo scandalo urbanistico più grave della Roma contemporanea: il nuovo stadio della Roma nel quartiere di Tor di Valle.

È dunque passato molto tempo e il sindaco di Roma Virginia Raggi, chiamata a testimoniare nel processo sullo stadio in questione, è giustificata nel non ricordare qualche nome importante.

Nella sua deposizione si è infatti soffermata sulla mia incapacità ed ha affermato di aver chiamato Lanzalone per uscire dal «vicolo cieco in cui avevo cacciato l’amministrazione». Era legittimo sostituirmi, ma non fu così.

L’avvocato non ha preso infatti il mio posto, ma quello di Ferdinando Imposimato che fino al gennaio 2017 era stato il punto di riferimento per la revoca dell’interesse pubblico accordato allo stadio dal precedente sindaco Marino e dal suo assessore Caudo.

Imposimato è stato il grande magistrato che tutta l’Italia onesta ricorda e appena due anni prima, nel 2015 era stato il candidato di bandiera del Movimento 5stelle nell’elezione del presidente della Repubblica. Quando fu eletto Sergio Mattarella, il movimento aveva addirittura lanciato l’ipotesi del suo impeachment.

Erano gli anni eroici del giustizialismo che sarebbe svanito in un tempo breve. Anche Imposimato su sottoposto alla stessa damnatio memorie. Alla metà del mese di gennaio 2017 inviò a me e al gruppo dirigente grillino il suo parere pro veritate sulla revoca dell’interesse pubblico sullo stadio. Il «commissario politico» della giunta comunale a seguito dello scandalo dell’arresto del braccio destro della Raggi, Marra, Alfonso Bonafede, poi divenuto ministro di Giustizia nei governo Conte 1 e 2, non fu d’accordo con la revoca. La stessa sindaca, confessa che «la maggioranza non era compatta sulla revoca». Ce ne eravamo accorti. Imposimato scrive infatti che «non abbiamo più tempo» perché il ribaltamento delle posizioni con cui i cinque stelle avevano conquistato il Campidoglio si era ormai consolidato. Non fui dunque io ad essere sostituito dall’avvocato Lanzalone, ma Ferdinando Imposimato.

Lascio alla Raggi le motivazioni per cui non ha sentito il dovere di ricordare il ruolo di un uomo integerrimo. Resta il fatto che il capo dei servizi tecnici di Luca Parnasi, ha confessato di aver incontrato tre volte il vice sindaco Luca Bergamo -appena nominato a seguito dell’arresto di Marra- nel mese di gennaio 2017. Ero stato dunque scavalcato perché contrario a qualsiasi trattativa con i proprietari fondiari. Con l’urbanistica contrattata si perdono i contorni della trasparenza e della limpidezza delle pubbliche amministrazioni. I fatti hanno dimostrato quanto ciò fosse vero. Nelle trattative, infatti, qualcuno può essere tentato di impadronirsi di denaro, di consulenze più o meno fasulle, di future promesse e aiuti per candidature politiche. Sono le regole il baluardo della legalità.

Siamo arrivati così al punto centrale. I 5stelle avevano vinto le lezioni comunali con la promessa di fare piazza pulita dei vecchi affaristi. Nel pieno del delirio infantile del loro giustizialismo, quando quel galantuomo del sindaco Marino visse lo scandalo di Mafia capitale, i consiglieri grillini di opposizione ne evocarono platealmente l’arresto portando un cesto di arance durante una conferenza stampa. Per ironia della sorte, proprio il protagonista della messa in scena, l’avvocato De Vito, divenuto durante al sindacatura Raggi presidente del Consiglio comunale, fu arrestato sempre nel quadro dello scandalo dello stadio.

Gli attacchi contro di me servono per mettere in ombra i cinque anni di fallimenti dei «moralizzatori» che tra arresti e processi hanno dimenticato di governare una città in declino proprio perché lasciata alle trattative con i soliti affaristi e speculatori immobiliari.

È una tattica utile per strappare qualche titolo in cronaca, ma che non farà dimenticare la realtà sotto gli occhi di tutti. Eppoi, visto che la Raggi ha dichiarato che avrei aperto «un’autostrada all’approvazione dello stadio» perché avrei (testuale) «partecipato alla conferenza dei sevizi convocata dalla Regione Lazio nel 2016», ricordo soltanto che il comune di Roma era obbligato per legge a parteciparvi perché così funzionano le istituzioni.

Infine, Virginia Raggi non ricorda che portai in approvazione della conferenza di servizi regionale il parere contrario del comune di Roma sullo stadio. Si poteva chiudere dunque lì la vicenda. Spieghi alla città perché in poche settimane quel parere divenne positivo.