«Una tragedia che si poteva evitare». Gli ambientalisti del Pollino vanno all’attacco dopo la tragedia causata da un evento naturale ampiamente prevedibile. Le associazioni contro la centrale Enel del Mercure e i «Medici per l’ambiente» denunciano l’impreparazione delle autorità preposte e in particolare dei vertici del Parco nazionale del Pollino. «C’è un problema gigantesco da sempre sottovalutato, ovvero il governo del territorio in rapporto a situazioni che si presentano periodicamente. Le Gole del Raganello sono tanto belle quanto pericolose con un equilibrio idrogeologico precario. Siamo attraversati da una “monsonizzazione” del clima che a queste latitudini porta piogge copiose nei pomeriggi estivi. Ciò accade da anni, non da ieri, e chi aveva la responsabilità di decidere, doveva chiudere gli accessi a maggior ragione perché era stata data un’allerta meteo puntuale e circoscritta. C’è stata una sottovalutazione colpevole dei fenomeni atmosferici. Il rischio meteo è stato governato malissimo». Tutto questo in una regione dove è inesistente la cura dei torrenti e la manutenzione, più in generale, dei corsi d’acqua.

È ciò che lo stesso capo della Protezione civile regionale, l’eretico Carlo Tansi, va ripetendo da anni, inascoltato. «In Calabria manca ogni pianificazione territoriale. Sono passati quasi 20 anni dalla tragedia di Soverato, dove una frana causò la distruzione di un campeggio costruito letteralmente sull’alveo di un fiume. Anche allora era fine estate. Ma tutti gli eventi tragici del passato non ci hanno insegnato niente. E infatti è sempre Tansi a ricordarci che in Calabria manca la pianificazione antisismica, a rischio crollo sono le scuole, gli ospedali, le case e gli edifici pubblici. E anche i ponti a cominciare dal Cannitello sulla Silana- Crotonese», sottolineano i «Medici per l’ambiente».

C’è poi la nuova legge sui parchi nazionali ampiamente criticata dai comitati del Pollino. «Si stanno espropriando i parchi della loro ragion d’essere. I parchi non sono aziende, non devono produrre fatturato, non devono fare reddito ma devono coniugare la biodiversità ambientale con la presenza dell’uomo. La mission dei parchi nazionali è quella di salvaguardare la flora e la fauna. È questo l’investimento da fare e che la politica non fa, preferendo, viceversa, incentivare i tagli boschivi per le biomasse, la costruzione illogica di strade e di viadotti che deturpano».

La tragedia del Raganello arriva nel pieno della lotta promossa dai movimenti del Pollino contro la mega centrale del Mercure, «che brucia alberi e devasta il territorio, ed è la cartina di tornasole di come qui vengono tenute le aree protette.

Anziché preservare la biodiversità del più grande parco nazionale d’Italia, uno dei più grandi d’Europa, che però è anche una zona molto fragile e dall’equilibrio idrogeologico precario, devastano i territori. Il disastro di ieri ne è la riprova, con un danno all’immagine e una ricaduta turistica presumiamo fallimentare. Finché non si capirà che le aree protette non servono al profitto, dobbiamo attenderci tante stragi del Raganello, con danni ambientali, d’immagine e anche economici facilmente prevedibili. L’unica ricetta per rinascere è la tutela ambientale e la tutela della salute».