Gli 80 euro che dovrebbero arrivare – promessa del premier Matteo Renzi – in busta paga a partire dal prossimo 27 maggio, non avrebbero le coperture adeguate. Almeno su alcuni punti. I dubbi sono stati avanzati ieri dai tecnici del Senato. Il Servizio di Bilancio del Senato ieri ha reso nota la relazione di accompagnamento al decreto Irpef.

Innanzitutto l’Irap: il minor gettito derivante dal taglio dell’Irap inserito nel dl Irpef potrebbe essere maggiore di quanto previsto dal governo e dalla Ragioneria nella relazione tecnica al provvedimento, pari quest’anno a circa 2 miliardi. Quella cifra – spiegano i tecnici – potrebbe essere «più significativa». Quindi, come dire, si potrebbe aprire un nuovo buco, da coprire.

Ancora, l’aumento della tassazione sulle quote Bankitalia, utilizzato come copertura del dl Irpef, pone dubbi di costituzionalità. «I repentini mutamenti del quadro normativo – scrivono i tecnici del Senato – potrebbero finire per definire la tassazione postuma di una ricchezza non più attuale ovvero non garantire quell’esigenza di anticipata conoscenza da parte del contribuente del carico fiscale posto sulle proprie attività economiche, con conseguente possibile violazione di precetti costituzionali».

Il dl Irpef prevede, all’articolo 12, che la tassa sulle plusvalenze derivati alle banche e alle assicurazioni dalla rivalutazione delle quote Bankitalia passi dal 12% al 26% e non sia più corrisposta in tre rate ma in un’unica soluzione. Nella Nota di lettura sul decreto, i tecnici citano gli articoli 41, 53 e 97 della Costituzione e sottolineano che «andrebbero valutati con attenzione i profili di compatibilità della norma in esame con il predetto dettato costituzionale, anche in considerazione delle ricadute sul gettito di eventuali contenziosi».

Oltretutto, l’innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie (dal 20% al 26%) potrebbe allontanare alcuni investitori, che potrebbero scegliere altri fondi su cui investire, meno tassati. Il che ulteriormente restringerebbe gli incassi.
Ancora, dubbi si avanzano sui proventi della lotta all’evasione: occorre fare una «riflessione» sulla norma «di carattere programmatico» che prevede in incremento delle entrate dalla lotta all’evasione, pari a 2 miliardi di euro.

Osservazioni arrivano anche in merito alla norma che prevede l’utilizzo di 300 milioni, incassati lo scorso anno dalla lotta all’evasione. Da parte del servizio Bilancio arrivano infatti delle «considerazioni di rilievo metodologico» sull’utilizzo di risorse incassate lo scorso anno e che dovrebbero andare a finanziare l’esercizio 2014.

Per quanto riguarda l’utilizzo delle eventuali risorse che arriveranno dalla lotta all’evasione, nel documento si sottolinea che «non è stata fornita alcune informazione in ordine a eventuali strumenti o metodologie che si ipotizza di utilizzare per il raggiungimento dell’obiettivo». Il servizio Bilancio evidenzia, inoltre, che non si prefigurano «specifici interventi o azioni nel caso in cui il risultato indicato non fosse raggiunto». Aspetti, questi, in assenza dei quali «il Parlamento potrebbe non disporre di strumenti sufficienti per valutare l’efficacia» della norma.

Il Pd risponde attraverso Edoardo Fanucci: «Il Senato si tranquillizzi, le coperture ci sono».