Alla vigilia dell’approdo in commissione giustizia dei suoi emendamenti su Csm e ordinamento giudiziario, la ministra Marta Cartabia ha spiegato ieri alla camera perché anche questa riforma sia seguita con attenzione dall’Unione europea. Il terzo disegno di legge delega non ha una posizione centrale nel Pnrr come le due leggi delega approvate nel 2021 – processo penale e civile – ma alcune sue parti, ha rivelato ieri la ministra, «sono il frutto di un’interlocuzione stretta con la Commissione europea». Con le prime due riforme, nel Pnrr, il governo si è impegnato a raggiungere entro il 2026 una riduzione del 40% dei tempi della giustizia civile, del 25% di quella penale e dell’80% dell’arretrato. La piena realizzazione di questi obiettivi determinerebbe, ha detto ieri Cartabia, «un aumento del Pil fino all’1,7%». Il Pnrr prevede circa 3 miliardi di investimenti destinati alla giustizia, per la gran parte assorbiti dalle assunzioni a termine per i nuovi uffici del processo (2 miliardi). Nella quota restante c’è la riqualificazione del patrimonio immobiliare di tribunali e uffici di procura (411 milioni) e ci sono altri investimenti tra i quali 83 milioni per la digitalizzazione («entro il 2026 andranno digitalizzati i fascicoli degli ultimi 11 anni, 10 milioni in tutto»).

L’Europa è attenta alla riforma dell’ordinamento giudiziario perché «nel rapporto sulla Rule of law l’Italia è considerata debole sotto l’aspetto dell’efficacia e dell’efficienza – ha detto Cartabia ai deputati della commissione giustizia – mentre la nostra struttura normativa, anche di contrasto alla corruzione, viene considerata ampiamente soddisfacente». Dunque per la Commissione è importante riformare il modo in cui saranno assegnati gli incarichi direttivi e semi direttivi negli uffici giudiziari – gli emendamenti prevedono che si tengano in maggior conto le capacità organizzative – perché «hanno un impatto diretto sulla riduzione dei tempi della giustizia». «L’unione europea usa tre parole per quanto riguarda i sistemi giurisdizionali – ha detto la ministra, intervenendo nel pomeriggio a un’iniziativa dell’istituto Sturzo – indipendenza, qualità ed efficienza. Non è una deriva efficientistica, la tutela dei diritti è vanificata da un sistema che non è efficiente».

Se fare presto è necessario, importante è anche fare bene ma nella replica ai deputati la ministra ha dovuto spiegare che entrambe le leggi delega approvate l’anno scorso necessitano già di correttivi. Per quanto riguarda l’ufficio del processo, previsto dalla riforma penale, fatti i concorsi risulta «una sovrabbondanza di candidati vittoriosi non distribuiti in maniera uniforme sul territorio, servirà un piccolo intervento normativo e bisogna intervenire anche stabilendo l’incompatibilità tra ufficio del processo e professione di avvocato, la norma non è cristallina». Modifiche ci saranno anche per correggere la composizione monocratica del primo grado del giudizio sui minori, problema abbondantemente segnalato durante le audizioni. A questo punto, però, la correzione non potrà stare nei decreti legislativi, che sono vincolati dal testo approvato della delega civile.