L’intesa c’è e ci sono anche i dissensi. La prima viene esibita alla stampa all’uscita del vertice di maggioranza sulla giustizia. I secondi ci mettono poco a emergere quando il ministro Alfonso Bonafede da una parte, il sottosegretario Andrea Giorgis e il vice segretario del Pd Andrea Orlando (ex guardasigilli) dall’altra, si allontanano da palazzo Chigi. Due i nodi principali da sciogliere: la prescrizione e la riforma del sistema di elezione dei togati del Csm.

«Sono molto soddisfatto dell’incontro e molto contento di comunicare a tutti i cittadini che stiamo per rivoluzionare la giustizia italiana», dichiara Bonafede. «L’obiettivo è quello di ridurre i tempi della giustizia civile e penale, dimezzandoli e arrivando a 4 anni al massimo per il processo penale e a una media di 4 anni per quello civile», aggiunge. Orlando è più contenuto: «Abbiamo condiviso l’impianto e approfondito gli strumenti per un netto miglioramento dei tempi del processo». E così Giorgis: «È stato un confronto costruttivo nel quale abbiamo condiviso l’esigenza di predisporre una serie di riforme dei processi civili e penali per rendere i riti più veloci ed efficienti». Fino a qui sarebbe stato impossibile non essere d’accordo.

I PROBLEMI sono venuti affrontando il merito delle questioni, davanti al presidente del Consiglio Conte che ha convocato il vertice ieri mattina a palazzo Chigi. Il Pd ha dato il via libera alla riproposizione, con poche modifiche, del testo presentato da Bonafede negli ultimi giorni del precedente governo, il testo che si arenò in un lunghissimo consiglio dei ministri di inizio agosto e che fu formalmente approvato «salvo intese», esclusa la parte penale, ma in realtà respinto da Salvini. La nuova maggioranza ha deciso però di dividere il testo in due: un primo disegno di legge sul processo penale e il Csm, un secondo sul processo civile. Si tratta però di due disegni di legge delega che, ha annunciato ieri il ministro, saranno approvati «entro il 31 dicembre». Ma avranno poi bisogno di tutto il tempo che servirà al governo per esercitare effettivamente la delega. «Andiamo avanti, portiamo in testi nelle commissioni, vediamo quali soluzioni efficaci possiamo effettivamente trovare per ridurre i tempi della giustizia», si sono detti Pd e M5S ieri al tavolo di palazzo Chigi. Mettendosi d’accordo soprattutto sull’esigenza di non litigare subito.

LE PROPOSTE di Bonafede non sono propriamente rivoluzionarie. Prevedono depenalizzazioni e più spazio ai riti alternativi, idee attorno alle quali si gira da anni – salvo che Lega e M5S hanno approvato l’esclusione del patteggiamento per i reati punibili con l’ergastolo che va pesantemente in direzione opposta. In più ci sarebbe un’ulteriore gerarchizzazione delle procure e soprattutto il famoso sorteggio per l’elezione dei togati nel Csm. Novità che con i tempi della giustizia non c’entra nulla ma che Bonafede vorrebbe per «spezzare i legami tra politica e magistratura ed estirpare tutte le degenerazioni delle correnti». I magistrati sono contrarissimi, il progetto – malgrado preveda una prima fase elettiva – è probabilmente incostituzionale e per il Pd semplicemente «non esiste». Il dissenso in questo caso è stato dichiarato. «È l’unico punto che dovrà essere approfondito», ha concesso Bonafede. Orlando ha accettato di sottoscrivere la formula «radicale riforma del Csm», quale è da vedere.

L’OSTACOLO più grande e più urgente è però la prescrizione. Da gennaio sarà cancellata per tutti i processi dopo il primo grado di giudizio, condanna o assoluzione che sia. Il che rischia di allungare a dismisura i tempi dei processi e di tenere in un limbo eterno presunti innocenti e presunti colpevoli. Per il Pd questa scadenza può restare solo se si troveranno delle soluzioni tecniche per rendere effettivamente più rapidi i giudizi penali. Norme che dovrebbero entrare in vigore subito, entro fine anno, fuori dunque dalle deleghe. Bonafede non intende rinunciare in nessun caso allo stop alla prescrizione. Al tavolo si era deciso di accantonare l’argomento, ma all’uscita Bonafede ha dichiarato che «modificare la norma sulla prescrizione non è tra gli obiettivi». Costringendo il sottosegretario Giorgis a precisare: «Sul tema della prescrizione in assenza di una certezza dei tempi del processo abbiamo opinioni diverse, la questione andrà approfondita e confidiamo di risolverla con un confronto serrato».