Una rara intelligenza quella di Giuseppe Guarino, scomparso ieri all’età di 97 anni. Ha insegnato a generazioni di costituzionalisti come si potesse coniugare il realismo e il rigore per il diritto, la passione e l’equilibrio.

Giovanissimo, subito dopo la guerra, nel 1948, pubblica un volume sullo scioglimento delle Assemblee parlamentari che rimane un esempio di come si possa uscire dal formalismo delle analisi giuridiche e di come si possano affrontare temi di natura propriamente politica senza perdere di vista il valore dei principi costituzionali, valori cui rimase sempre fedele. Negli anni Sessanta fu tra i protagonisti di quella stagione che vide l’impegno dello Stato in economia, riuscendo a imprimere una forte concretezza alle politiche di governo del tempo (come dimostrano i due volumi che raccolgono i suoi scritti di diritto pubblico dell’economia e dell’energia).

Un giurista impegnato che ebbe importanti ruoli istituzionali (fu più volte ministro), fu influente consigliere di molti «potenti», avvocato di gran prestigio. Non fu però mai asservito al potere, anzi ne fu spesso un critico feroce. Sebbene avesse un forte senso delle istituzioni e dello Stato, pretendeva di portare in esse le sue idee. Nonostante fosse convinto che i rapporti sociali e politici imponessero un rapporto stretto con le istituzioni, le quali condizionano l’intera nostra vita (L’uomo-istituzione è il titolo di un suo significativo libro), non rinunciava a contrastare le deviazioni di queste.

Così, europeista convinto, divenne tra i più feroci critici quando si rese conto che l’eurosistema, ma poi l’intera costituzione istituzionale europea, stava portando verso la fine di ogni politica, fagocitando l’autonomia degli Stati ed asservendo i governi nazionali a vincoli economici illegittimi. Uomo moderato e gentile, non si nascose dietro diplomatismi quando si avvide del tradimento degli ideali europei, questi ultime vittime – secondo Guarino – di un «colpo di stato», cui solo una prospettiva di «rinascita» poteva far fronte.

Il giurista Guarino, grande conoscitore della macchina istituzionale, ci ha indicato nei suoi tanti scritti sull’Europa le norme, i regolamenti, gli atti da cambiare e le strade da seguire. Non in tanti gli hanno dato ascolto, non la politica mainstream cui pure egli si rivolgeva. Semmai crescente è diventato l’interesse che le sue analisi hanno suscitato in chi ritiene insostenibile la politica monetaria sino ad ora seguita, per chi pensa di poter ancora cambiare veramente l’Europa, recuperando una dimensione propriamente politica all’Unione europea.

Oggi, in piena crisi dell’eurosistema, ci mancherà il suo punto di vista diventato – nel corso del tempo – così radicalmente critico.