Ci sono scrittori che nel corso del tempo dimostrano di possedere una versatilità nella scrittura davvero inaspettata. Qualità, questa, ancor più insospettabile quando si tratta di autori di genere e per di più caratterizzati da uno spiccato senso per la serialità. Certo non si tratta sempre di cambiare totalmente stile di scrittura o di indossare personalità assolutamente diverse, piuttosto di riuscire a creare bei libri, senza utilizzare gli stessi ingredienti dei precedenti. Ed è proprio questo che avviene nell’ultimo lavoro di Piergiorgio Pulixi, intitolato Per mia colpa (Mondadori, pp. 280, euro 17).

ANCHE IN QUESTO CASO, come nei romanzi precedenti, si tratta di un poliziesco, ma l’approccio e il tipo di narrazione appaiono diversi, profondamente diversi dai precedenti lavori. Finora, infatti, il lavoro dell’autore sardo era fortemente caratterizzato dal prevalere dell’aspetto «nero», intendendo con tale termine sia la descrizione di una società assolutamente corrotta, senza speranza, dove nessuno in pratica è innocente, sia l’incombere di una violenza a volte quasi insostenibile. Basti pensare alla serie di romanzi dedicati all’ispettore Biagio Mazzeo, in cui il conflitto tra poliziotti e criminali è in realtà una guerra tra bande di predoni per il controllo della città. In quest’ultimo suo libro, invece, Pulixi è in grado di cambiare registro.

Innanzi tutto la protagonista, la vicecommissaria Giulia Riva, non è solo una donna dotata di emozioni e sentimenti, ma è anche una poliziotta che, contro ogni regola, usa la propria emotività, il proprio coinvolgimento interiore per poter affrontare i casi a cui si dedica. Ed è anche in grado di affrontare la propria fragilità, quando, ad esempio, l’interrogatorio con una donna che ha ucciso la pone di fronte, senza ipocrisie, alla propria relazione clandestina e al dolore che le procura. Come non riesce a restare indifferente e abbandonare il proprio vecchio mentore, l’ispettore Flavio Caruso, il quale a seguito di un oscuro episodio si è lasciato completamente andare, perdendo la stima dei colleghi e rifugiandosi nell’alcol.

Così, quando in questura si presenta una bambina di nove anni, Elisa, che le chiede di ritrovare la mamma scomparsa, Giulia non riesce a tirarsi indietro. Sì certo, si tratta di un vecchio caso di cui non si occupa più nessuno, praticamente dichiarato chiuso. Ma Giulia non può far finta di niente, non riesce a ignorare la piccola. E poi, dell’indagine si è occupato anche l’ispettore Caruso, che potrebbe aver commesso qualche errore e l’unico modo per potergli evitare un ulteriore smacco è proprio di farsi riassegnare il caso e risolverlo, senza far emergere mancanze pregresse. Parte così un’indagine che pur se non ha il ritmo adrenalinico di romanzi precedenti dello stesso Pulixi, riesce a mantenere intatta la suspence, tenendo legato il lettore alla pagina grazie al susseguirsi di colpi di scena, ma soprattutto per l’emergere del mondo interno della protagonista, in primis, e dei vari altri comprimari.

«PER MIA COLPA» si potrebbe quasi definire un thriller psicologico, in cui la scrittura riesce a delineare egregiamente sentimenti, emozioni, paure e angosce dei vari personaggi, grazie anche all’utilizzo di tecniche quali l’alternanza di parti in prima persona e brani in terza persona. L’andamento più disteso del ritmo narrativo e il senso di novità rispetto a opere precedenti è, poi, rafforzato dall’ambientazione della vicenda che si svolge in una Cagliari che vien fuori in tutta la sua bellezza e particolarità, in opposizione assoluta, ancora una volta, alla metropoli senza nome, disumana e indifferente dell’ispettore Mazzeo.