Il giubileo della misericordia deve diventare come l’Expo. Così si è espresso il governo nominando il prefetto di Milano quale commissario del comune di Roma. E nel vuoto della politica tutti fingono di credere che l’evento Expo sia stato un grande successo.

La stessa manovra finanziaria è stata presentata in un fascicolo che ha in copertina la foto del padiglione Italia. Realizzare in otto lunghi anni – la vicenda Expo parte infatti nel 2007 – un modesto edificio e il triste «albero della vita» viene gabellato come uno strepitoso successo.

Del resto, del fallimento reale nessuno parla. I maggiori giornali ripetono la giaculatoria del trionfo del genio italico, ma è evidente che tutto ciò serve solo a nascondere i veri motivi della preferenza verso gli eventi straordinari. Essi permettono infatti di spendere senza alcun controllo un fiume di soldi pubblici.

Per realizzare Expo sono stati spesi 14 miliardi di euro e nessuna persona di buon senso può negare che se ci fosse stato una politica verso i distretti agro industriali che producono le tante eccellenze del nostro cibo utilizzate per dare sostanza allo slogan di «nutrire il pianeta» e verso i paesaggi meravigliosi che formano la cornice di quei prodotti ci sarebbe stato un effetto molto più duraturo su quel comparto produttivo così importante per il futuro dell’Italia e di tanti giovani. E invece nulla, quel fiume miliardario non doveva andare verso il paese reale ma verso i soliti noti.

Per una politica priva di prospettive meglio dunque affidarsi ai prefetti. A Roma prima di azzerare con una congiura di palazzo un sindaco certo incapace di governare, i poteri sulle opere del Giubileo erano stati già affidati al prefetto Gabrielli. Ora verrà affiancato da un commissario prefettizio.

La vicenda di Roma sta a dimostrare che è proprio il controllo della spesa pubblica al di fuori delle fastidiose procedure ordinarie rappresentate dai sindaci e di consigli comunali , e cioè dalla democrazia, a rappresentare il vero obiettivo del colpo di mano contro Marino. Nelle scorse settimane per il giubileo c’erano soltanto 50 milioni di euro, una offensiva miseria, soprattutto se confrontata con la generosità dimostrata nel caso milanese.

Ieri, a pochi minuti dalla caduta di Marino sono stati trovati 500 milioni di euro e stavolta la somma è enorme perché manca solo un mese all’inizio dell’evento. Si spenderanno soldi per costruire ad esempio il sagrato di una chiesa di estrema periferia che con il giubileo non ha molto a che fare.

Insomma resta confermato che i soldi ci sono per foraggiare le fameliche lobby che ingrassano sulla spesa pubblica improduttiva ma se si tratta di fornirli al sistema democratico rappresentato dai sindaco e dai consigli comunali, si torna a vestire i panni del severo Quintino Sella.

Due notazioni di merito fanno comprendere ancora meglio di quale cinismo si arrivato il principale partito di governo. Ad affiancare Marino erano stati indicati due renziani di ferro Causi ed Esposito. Il primo durante il periodo del sindaco Veltroni accese ben 6 miliardi di titoli derivati che pesano come un macigno sul futuro della città. Il secondo ha affermato che i trasporti della capitale sono da terzo mondo perché i dirigenti non ubbidiscono ai luminosi orizzonti della politica. La realtà è opposta. Da venti anni è stata la politica a nominare a capo di fondamentali funzioni persone prive di competenze e di etica ma legate alla politica.

Così, invece di rimettere ordine in questo tragico tracollo della politica, Renzi propone una comoda via di fuga: grandi eventi e commissari straordinari. Insomma, i responsabili del fallimento di questo ventennio pur di non ammettere i propri errori e di cambiare strada si affidano ai prefetti. La democrazia può attendere.