Elezioni parlamentari e presidenziali e raid a sostegno dell’Esercito Libero Siriano: la nuova proposta lanciata nel piatto siriano dal ministro degli Esteri russo Lavrov sconvolge posizioni che sembravano ormai assodate.

Se venerdì il portavoce del presidente Putin aveva lamentato l’assenza di opposizioni moderate con cui discutere, ieri Mosca ha confuso la casa Bianca che per settimane ha accusato l’avversario di colpire i ribelli anti-Assad: l’aviazione russa è pronta a sostenere sul campo di battaglia anche il braccio armato della Coalizione Nazionale Siriana, l’Esl, nella lotta all’Isis. Purché gli Stati uniti aiutino i jet russi a identificarli sul terreno.

Dello stesso argomento il ministro ha discusso al telefono con il segretario di Stato Usa Kerry: c’è il bisogno immediato di una collaborazione tra i paesi coinvolti nella guerra civile. Per questo Lavrov ha instito per l’organizzazione di un negoziato internazionale tra governo e opposizioni. Dalla Casa Bianca non sono giunti commenti in merito.

Forse la doppia apertura russa, agli Usa e alla Coalizione Nazionale, è dettata dalla consapevolezza che le opposizioni non accetteranno mai di sedersi al tavolo con Assad. La reazione dei moderati è stata infatti di nuovo lontanissima dalla realtà: fermi sulla precondizione della cacciata del presidente, ciechi di fronte alla propria scomparsa dal terreno militare e diplomatico, l’Esercito Libero ha risposto con un “no, grazie”: «Non parlerò con il mio assassino», il commento secco di Hassan Haj Ali, capo del gruppo Liwa Suqour al-Jabal.

Dall’altra parte gli Usa insistono nel non voler collaborare ufficialmente con la Russia, nella condivisione di intelligence e strategie militari. Un tandem di no che aiuta Mosca a mostrarsi come l’unica interessata alla pace.