Anticipato da brani come Alcune considerazioni e La felicità, esce oggi Infinite possibilità di esseri finiti, il nuovo disco di inediti di Giovanni Truppi. A distanza di quattro anni dal bellissimo Poesia e civiltà. Cantautore eclettico, raffinato e dallo sguardo lucidissimo sul presente, il napoletano si è avvalso, per questo disco, della collaborazione di Marco Buccelli, suo storico compagno di avventure musicali, e Niccolò Contessa, già co-autore di Tuo padre, mia madre, Lucia. Canzone presentata al Festival di Sanremo nel 2022. «L’avventura sanremese, giocoforza, ha messo un po’ in stand by il lavoro sul disco» ci ha raccontato Giovanni «ma già nelle settimane post festival avevo portato a Niccolò altre mie canzoni. Già da parecchio tempo invece il mio rapporto con Marco era di co-scrittura. Per me è stato un cambiamento molto grande, abituato a lavorare da solo, ma ero certo di voler proseguire così e credo che l’ingresso di Niccolò abbia fatto bene anche al rapporto creativo fra me e Marco. Niccolò ha rispettato molto il mio modo di scrivere e il confronto con lui mi ha influenzato e arricchito. Senza dimenticare che mi ha anche aiutato a mettere a fuoco alcune cose più velocemente. Nonostante entrambi siamo due persone molto meditative, il rapporto con lui mi ha aiutato anche a fidarmi di più del mio istinto».«Ho voluto seguire itinerari diversi rispetto al passato: hip pop, rap e soundscape»

COMPOSTO da 18 tracce, il disco sembra evidenziare anche una prospettiva diversa alla scrittura. Prima lavorata sul ricordo o sull’invenzione, adesso più istintiva e realistica «Il mio libro L’avventura uscito nel 2021 mi ha fatto molto riflettere sul mio processo creativo, mi ha colpito molto di quell’esperienza la connessione che ho avuto con il “qui ed ora”. Questo disco è molto focalizzato nel presente, é un album pieno di pensieri ma anche molto istintivo, meno “meditato”. É possibile che le due esperienze siano legate».

La redazione consiglia:
Giovanni Truppi, l’importanza del sentimentoNELL’ALBUM, Giovanni Truppi espande anche i propri confini musicali, creando un mosaico letteralmente polifonico che si amalgama con sentieri musicali mai battuti in precedenza. Come l’hip hop, il rap e il soundscape « É da tempo che utilizzo anche lo spoken word, l’ho fatto anche nei miei dischi precedenti ma qui mi sono addentrato molto di più. Ho voluto anche sperimentare con l’hip hop e il rap che ultimamente ascolto molto ed era naturale che questi generi confluissero, seppur filtrati dalla mia poetica. Per quanto riguarda il soundscape invece, quando ancora vivevo a Roma ho sentito la necessità di registrare l’ambiente che mi circondava. Con Niccolò abbiamo registrato a Centocelle e in altri quartieri della capitale e successivamente abbiamo avuto una sorta di visione. Ci siamo resi conto che, anche considerando l’eterogeneità del materiale che avevamo, il disco potesse beneficiare di un collante, di un leitmotiv. Abbiamo provato a immaginare delle melodie ma ci siamo resi conti che il tema musicale poteva essere il rumore della città in un disco che, tra i tanti temi, parla anche della città e del vivere insieme a essa. Non riuscirei a immaginarmi il disco senza questo contrappunto sonoro».