«La letteratura austriaca contemporanea è una delle più varie, autonome e ambiziose a livello europeo» – scrive Hermann Korte introducendo nel 2016 una antologia di testi austriaci del secondo Novecento con i suoi straordinari autori, da Bachmann a Fried, da Jelinek a Handke, da Bernhard a Jandl, da Menasse a Schindel a Ransmayr.

Dopo di loro, dimenticate le critiche impietose all’Austria, al suo provincialismo e alle sue amnesie, iniziano a farsi largo scrittori più giovani, meno radicali, e, sicuramente, più sfuggenti. A queste nuove generazioni poco impegnate, ‘migranti’ e sospese Giovanni Sampaolo dedica la antologia in tre volumi proposta da Artemide e dal Forum austriaco di cultura: Quarantadue scrittrici e scrittori dell’Austria di oggi, pp. 428, e 45,00).

Raffinata e interessante, la raccolta presenta un ampio repertorio di voci, generi letterari, e orientamenti personali o sessuali, con un’attenzione alluvionale ai temi soggettivi e intersoggettivi e ai problemi dell’oggi – dalla migrazione, alla globalizzazione, alla scrittura di genere, al confronto tra le generazioni – dando voce a una costellazione letteraria ancora sconosciuta. A tratti questi autori dialogano sommessamente con il passato asburgico dei molti popoli e delle possibili contaminazioni. Molti giungono da lontano e portano nella lingua tedesca storie, dialetti e culture di luoghi remoti: sono moravi, slovacchi, bulgari o polacchi, o emigrati addirittura dall’Asia; altri, austriaci di nascita, fremono di sconfinamento con la sensazione penosa di non riuscire a radicarsi in quel Paese, con la sua storia piena di luci, ma anche di ombre spesse e oppressive. In Lingue d’angelo scrive Dimitré Dinev, giunto in Austria dalla Bulgaria: «Il mondo in cui essi entrarono non era più sano. Era guasto, e diventava sempre più guasto di anno in anno come la frutta e la verdura che nei caldi pomeriggi estivi rimaneva in venduta sui banchi del mercato».