Troppe scorrettezze nella volata finale del quarto congresso dei Giovani Democratici, l’organizzazione giovanile del Pd. Questo almeno il parere della commissione di garanzia nazionale, che al termine di una giornata convulsa ha votato “a larga maggioranza” una delibera che dispone la sospensione dei lavori. «Un atto dovuto – ha spiegato Caterina Conti, presidente della commissione – non per congelare il congresso, ma per fare le opportune verifiche e consentire alle due mozioni uno sforzo comune per recuperare le condizioni minime di una dialettica composta, serena e dignitosa tra le parti».

Un finale choc, fra accuse di “ingerenze” e addirittura di “intimidazioni”, dovuto anche al fatto che fin dalla sera di domenica e per l’intera giornata di ieri un gruppo di “grandi”, da Livia Turco a Matteo Orfini, da Maurizio Martina a Barbara Pollastrini, si era già ufficialmente complimentata con Caterina Cerroni, 29 anni, molisana di Agnone ma romana di adozione, che si era presentata in ticket con l’italo-albanese Davide Skenderi, ex responsabile della federazione di Milano dei Gd. Ma l’altro contendente Raffaele Marras, sardo di origine e fiorentino di adozione, ex segretario regionale toscano e coetaneo di Cerroni, è uscito allo scoperto e si è detto a sua volta vincitore del congresso.

«La commissione che presiedo – ha tirato le somme Caterina Conti alla fine della giornata – si è sempre fatta carico di garantire che questo congresso si svolgesse nel rispetto delle regole di trasparenza e legalità, e non possiamo permettere a nessuno di inficiarne la piena legittimità».

Per certo si è trattato di un congresso tormentato. Fin da quando, nell’estate del 2019, il segretario uscente Mattia Zunino, eletto nel 2016 in epoca “renziana”, anticipava: «Si palesa la necessità di trasformare il prossimo congresso nazionale in un percorso politico più ambizioso della semplice sostituzione di un gruppo dirigente. Occorre un congresso rifondativo, in cui si sa come si entra, ma non come si esce». I ritardi nel tesseramento, ma soprattutto il coronavirus, hanno poi bloccato le discussioni, portando a posticipare di quattro mesi lo svolgimento dei congressi territoriali. Che si sono svolti nelle ultime due settimane, a cavallo tra la fine di luglio e l’inizio di questo mese di agosto. Un periodo infelice per un’organizzazione che conta circa 30mila iscritti.

Comunque il voto su base territoriale c’è stato, con il rinnovo dei circoli locali e la contestuale elezione, regione per regione, dei delegati che avrebbero a loro volta eletto il nuovo segretario nazionale. Proprio questo meccanismo avrebbe portato alcuni dirigenti del Pd a dare per certa la vittoria di Caterina Cerroni. Provocando la reazione prima del vicesegretario uscente Stefano Albano («…in questi minuti dirigenti di primo piano del Pd stanno battendo agenzie stampa per legittimare un risultato che non esiste se non nella fantasia di qualcuno. È una strategia intimidatoria intollerabile verso la commissione di garanzia dei Gd.

Una vera e propria strategia della tensione che mira a compromettere l’autonomia dell’organizzazione giovanile»). E poi quella dello stesso Marras: «È tutto incredibile. Non solo dai dati in nostro possesso, ma anche da quelli arrivati e in corso di invio alla commissione di garanzia nazionale, la vittoria della nostra mozione si attesta su un margine che raggiunge gli 11 delegati».

Vista la situazione, Caterina Conti prima ha preso tempo: «Anche alla luce delle denunce di irregolarità, violazioni e accuse di ingerenze segnalate da entrambe le mozioni, al momento la commissione non è in grado di attestare alcun risultato ufficiale. I numeri che le mozioni congressuali rivendicano sono parziali». Infine la presidente della commissione di garanzia ha, di fatto, fermato il cronometro. Almeno per qualche ora. Mentre dal Nazareno, rispettoso dell’autonomia dei Gd, si auspica una «soluzione unitaria».