Dovendo descrivere chi sia stato Michele Straniero a chi non ha fatto in tempo a conoscerne opera e vita, bisognerebbe procedere per addizioni vertiginose di tasselli. I protagonisti della vita culturale del secondo Novecento, dopo la coltre di buio delittuoso del ventennio nero, si sono trovati a vivere in una lunga stagione di creatività crepitante in cui si mescolavano ingegni, saperi e saper fare. Michele Straniero, vissuto tra il 1936 e il 2000, nei suoi brevi ma intensissimi sessantaquattro anni di vita ha seminato cultura, musica, riflessioni antropologiche e musicologiche, migliaia di articoli, e molto altro. Per oltre quarant’anni, a partire dal 1957 e fino alla fine, l’intellettuale torinese è stato anche uno dei protagonisti precursori di quel far musica accompagnandosi con uno strumento che oggi conosciamo come cantautorato «classico», per molti versi vicino di casa poetico e compagno di strada dell’immenso patrimonio popolare italiano riscoperto e valorizzato nel secondo dopoguerra.
Straniero se n’è andato da quasi un quarto di secolo, ma chi oggi ripercorre le tappe di questo secondo dopoguerra piagato da nuove guerre per procura deve riandare al leggendario Cantacronache, un guizzo di reni di presenza nuova, schietta e invisa al potere ideato assieme a Sergio Liberovici, e per cui passeranno Fausto Amodei, Italo Calvino, Franco Fortini, Umberto Eco, e tanti altri, deve rammentare il Nuovo Canzoniere italiano, con Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Gianni Bosio, Roberto Leydi, quell’ensemble che, il 20 giugno 1964, al Festival dei due mondi di Spoleto scuote le coscienze inamidate con i versi (cantati proprio da lui) di O Gorizia, tu sei maledetta: denuncia per vilipendio alle forze armate.

POI CI SARÀ la fondazione assieme Claudio Donà della tana preziosa del Folkclub, e moltissimo altro. Sempre dividendosi tra giornalismo, indagine etnografica, scrittura poetica schiva e fremente, un pendant perfetto tra orazione civile e personalissime riflessioni su se stesso e il mondo. È da quest’ultimo aspetto che ci arriva, da tanto lontano, un dono immenso che non avevamo messo in conto, da Michele Straniero. Le sue poesie inedite, riscoperte dal nipote Giovanni, affidate alle mani e alle menti esperte di due cantautori come Michele Gazich e Federico Sirianni, che le hanno musicate restituendo otto gemme di folk rock di un nitore eccelso, otto gemme contornate da due struggenti brani originali dedicati a Michele, in apertura e chiusura: Ho incontrato Michele Straniero e Danzacronaca. Il tutto in Domani si vive e si muore, pubblicato da Nota Records. D’obbligo una citazione per il clamoroso parterre di amici di Michele Straniero, oltre al nipote Giovanni, che ascolterete ospiti nel disco: Fausto Amodei, Gualtiero Bertelli, Andrea Del Favero, Maurizio Bettelli, Giovanna Famulari, Marco «Tibu» Lamberti, Alessio Lega, Paolo Lucà, Giovanna Marini, Gian Gilberto Monti, Moni Ovadia. Il catalogo dell’affetto, per Michele Straniero, è questo.