Descriverla come una “disavventura” è riduttivo. Andrea Bernardi, 32 anni, videoreporter italiano dell’agenzia francese Afp, è stato aggredito fisicamente, senza ragione, da alcuni soldati israeliani due giorni fa mentre era nel villaggio di Beit Furik (Cisgiordania) in occasione dei funerali di un giovane palestinese, Ahmed Khatatbeh. Oltre a qualche costola lussata e un colpo ricevuto al viso, Bernardi ha anche visto la sua attrezzatura fatta a pezzi. Soldati dal pugno facile e, qualche giorno fa, anche dal grilletto facile. Amnesty International ha descritto come una “esecuzione” l’uccisione avvenuta a inizio settimana ad un posto di blocco israeliano di una ragazza palestinese, Hadil Hashlamoum, 18 anni. Ieri abbiamo intervistato Andrea Bernardi, ancora scosso per l’accaduto sul quale, afferma un portavoce militare israeliano, è stata aperta un’inchiesta.

 

 

Andrea, cosa è successo venerdì

 

Con un collega palestinese, il fotografo Abbas Momani, sono arrivato all’ingresso di Beit Furik. Appena scesi dall’auto alcuni agenti della guardia di frontiera ci hanno chiesto i documenti. Ho mostrato la mia tessera stampa, quella rilasciata da Israele, e non ci sono stati problemi. Ci siamo incamminati verso la linea dove erano schierati alcuni soldati israeliani, eravano alle loro spalle, mentre i dimostranti palestinesi erano dall’altra parte. Abbas ha cominciato a scattare qualche foto, io mi sono fermato perchè avevo un problema alla videocamera. Un attimo dopo ho visto uno dei soldati che cercava di strappare di mano al mio collega la macchina fotografica. Siamo giornalisti, siamo giornalisti…ho urlato in inglese per fermare il militare. A quel punto è arrivato un altro soldato che ha dato un pugno alla mia telecamera spaccando il microfono. Mi ha gridato contro frasi del tipo… cosa fai qui, cosa vuoi qui, vai via dal mio Paese…poi mi ha strappato la videocamera (principale) e l’ha sbattuta per terra. Il numero dei soldati intorno a noi è subito aumentato, alcuni di loro hanno caricato le armi e ho detto al fotografo di andare via.

 

 

Ti hanno aggredito di nuovo, c’è anche un filmato dell’agenzia palestinese Palmedia che lo mostra (https://www.youtube.com/watch?v=c5ojrKi1HxI&feature=youtu.be).

 

Ci siamo accorti che un soldato ci correva dietro. Dopo averci raggiunto ha cominciato a svuotarci le tasche per prenderci le memory card dell’altra videocamera e dell’altra macchina fotografica. A quel punto un altro soldato salta fuori da una jeep, corre verso di noi, prende la videocamera che avevo in mano e la sbatte a terra per due volte con la ferma intenzione di romperla.

 

 

Dopo sei tornato indietro, perché

 

Per recuperare le attrezzature distrutte, in modo da dimostrare il danno e le aggressioni che avevamo subito. Mi sono avvicinato lentamente e ho scattato qualche foto dei materiali distrutti. Quando ho preso da terra ciò che restava della videocamera, la jeep si è improvvisamente diretta verso di me. Il soldato alla guida è uscito con una pistola in pugno, altri due mi hanno buttato per terra. Mi hanno immobilizzato premendo forte con il ginocchio sulle costole e sul collo. Uno di loro mi ha dato uno schiaffo e mi hanno preso di nuovo la videocamera. Non avevo fatto nulla di sbagliato, solo il mio lavoro, come mostra chiaramente il filmato. E che non ci sia stato nulla di improprio nel mio comportamento è provato dal fatto che i soldati non mi hanno arrestato. Sono rimasto in silenzio, ho cercato di evitare qualsiasi scontro o provocazione. Loro invece mi hanno sbattuto per terra senza motivo, senza chiedermi di identificarmi e di mostrare un documento. I soldati volevano solo far sparire le immagini che, peraltro, non c’erano perchè ero appena arrivato sul posto e non avevo girato nulla. La verità è che quei militari hanno fatto qualcosa di osceno, di molto grave. In tanti anni di lavoro in Medio Oriente una cosa del genere non mi era mai capitata.

 

 

Pensi che questa aggressività dei soldati israeliani nei confronti di giornalisti sia frutto indiretto dei toni usati e dei provvedimenti approvati nei giorni scorsi dal governo Netanyahu che, anche a Gerusalemme, ha allentato ulteriormente le regole di ingaggio e le disposizioni per l’uso della forza da parte delle forze di polizia e militari.

 

Vedremo cosa accadrà a Gerusalemme nei prossimi giorni. Quello che posso dire è che in Cisgiordania queste regole sono già lente e che negli ultimi mesi è crescita l’aggressività di soldati e poliziotti israeliani nei confronti dei fotografi. A Nabi Saleh un mio collega è stato preso a sassate da un militare, un altro fotografo è stato picchiato per due volte consecutive dai poliziotti nella città vecchia di Gerusalemme durante i recenti scontri sulla Spianata delle moschee.