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Il cuore pop di Giorgia«La musica oggi? È cambiata totalmente, un po’ come quando nel ’58 sono arrivati Modugno, Mina, Celentano. È cambiato il modo di cantare e scrivere i pezzi. E io in questa rivoluzione mi ci sono trovata e sono andata anche in crisi». Non si sottrae Giorgia, riemersa da un lungo silenzio – era da Oro nero del 2016 che non pubblicava un disco di inediti. Dopo Sanremo è arrivato Blu1 (SonyMusic), nove canzoni e un nuovo produttore, Big Fish. «Non è stato facile, e in più la pandemia non ha ovviamente facilitato il compito. Il ciclo con Michele Canova era fisiologicamente finito, perché avevo la necessità di provare qualcosa di diverso. Non sapevo da che parte andare, cosa dire, come cantare e ho cominciato a sperimentare da sola. Ricevendo pezzi, contattando produttori di queste generazioni, ma non riuscivo a trovare la chiave. Allora ho pensato a Big Fish perché con lui avevamo parlato della mia idea di provare un repertorio r’n’b molto anni novanta, ma con suoni aggiornati. Ha accolto i miei dubbi, e mi ha proposto di fare un lavoro di onestà verso di noi e verso quello che abbiamo sempre amato. Senza dimenticare il mio passato e senza seguire logiche di mercato».

NE È USCITO un album essenziale – 26 minuti – e con brani non subito assimilabili, ma che entrano sotto pelle dopo ripetuti ascolti: «Volevo un disco breve ed effettivamente lo è, ma poi mi sono detta che non è una questione di quantità ma di qualità.». Canzoni dalle atmosfere diverse: «È stata la prima cosa che ho detto a Big Fish, concentriamoci su una decina di pezzi e tiriamo fuori le cose migliori». Parole dette male, con cui Giorgia ha gareggiato a Sanremo, è complessa nel canto e nella composizione: «Perché nella scrittura attuale ci sono tante parole inserite in un tempo breve. Mi è piaciuto misurarmi con una cosa che non conoscevo, e mi sono messa a studiare. Non è stato facile, mi sono fatta anche qualche piantarello… Ma così ho avuto la possibilità di rimettermi in gioco, di lavorare su quel timbro e sulla fascia media che è la parte più calda della mia voce».
In Si e no Giorgia si cimenta per la prima volta su disco, con il reggae: «Dal vivo però gioco con i ritmi in levare: perfino Gocce di memoria con un intermezzo live reggae. È uno stile che si adatta molto a me, perché io canto sempre un po’ indietro e nella scrittura moderna se canti indietro sei un po’ fuori tempo ma nel reggae no, devi sempre incastrarti fra la cassa e il rullante». Il titolo del disco, Blu con accanto in 1 fa presagire un secondo capitolo? «Non sbagli. Abbiamo altri pezzi da parte, e altri ancora che non ci convincevano al cento per cento». Giorgia porta le nuove canzoni in tour… nei teatri d’opera, debutto il 2 maggio al San Carlo di Napoli. Dopo le polemiche con Paolo Conte che si è esibito alla Scala, non teme critiche?Non credo ci sia una discriminazione verso le artiste, piuttosto Sanremo – ma non solo – ha mostrato figure femminili meno accomodanti. Ed è un bene…

«ALTRO CHE, anche se non comprendo gerarchie e paletti. Se la proposta è valida ci si può esibire anche in luoghi deputati all’opera. Perché no? Per me è stato fondamentale un concerto di Montserrat Caballè voce e pianoforte. Ero ragazzina, sono uscita dopo quella performance che avevo capito più cose sul canto e sulla musica che in tante più vicine alla mia cultura musicale». A Sanremo i primi cinque erano uomini, nelle classifiche le cantanti sono relegate in posizioni medio basse. Perché? «Non la vedo come una questione di misoginia, e poi ci sono state molte hit da parte di artiste in questi mesi. Ecco se proprio devo fare un appunto, quando ho iniziato io era difficile trovare una donna che suonava e lavorava in sala di registrazione. Ti immaginavano sempre dietro a un microfono. Ma ora abbiamo molti esempi, come Elisa, Marina Rei. Piuttosto mi è piaciuta l’affermazione, credo di Levante, che ha detto che a Sanremo quest’anno c’erano donne non più rassicuranti (ride, ndr). Ma sono gli uomini che devono riprogrammarsi e non basta mettersi da parte, alla fine bisogna anche affrontarsi».