Saranno le funzionalità «aggiuntive» dell’applicazione per dispositivi iOS a rendere Auschwitz, una storia di vento di Franco Greco uno strumento di conoscenza dell’Olocausto a uso dei giovanissimi. Mentre dalla raffinata trasposizione scenica che ne fa Fabrizio Pallara lo sterminio pianificato dai nazisti resta inimmaginabile. Regista  vocato al teatro ragazzi , Pallara incastona i corpi degli attori nelle creazioni visive di Massimo Racozzi, creando una favola delicatissima sul bisogno di sopravvivenza dei due protagonisti, Jou Jou e Didier, bambini ebrei francesi che, deportati ad Auschwitz, si inventano giochi per sopportare la terribile realtà. Che Greco nell’ideazione dell’app, e Pallara, poi, si siano ispirati a La vita è bella di Benigni non v’è dubbio, nel film però arrivano repentini i cumuli di cadaveri a ricordarci l’orrore. Ospitato al Teatro Biblioteca Quarticciolo per il Giorno della memoria, questo Auschwitz rende bene il concetto di discriminazione xenofoba, racconta di «un prima e di un dopo», ma si perde l’orrore della Storia e non accenna all’insanabile abominio consegnatoci da Primo Levi.
Mariateresa Surianello