Gli esordi «leggeri» di Ennio Morricone lo vedono giovanissimo negli stabilimenti romani di via Tiburtina della Rca. A chiamarlo – lo ricorda lui stesso in un’intervista – Vincenzo Micozzi e Ettore Zeppegno: «Mi volle Zeppegno a cui erano molto piaciuti gli arrangiamenti per il cantante Roberto Altamura e per un artista inglese che si chiamava Lubbock. Ne parlò con Micozzi e iniziai. Poi feci Il barattolo di Meccia, uno dei primi successi della nuova Rca». Morricone formazione classica, non ascolta composizioni pop: «Non ne avevo tempo, mi è stato sufficiente aver studiato al Conservatorio. E poi suonavo, facevo la seconda tromba in tutte le riviste che passavano ogni settimana al teatro Sistina e scrivevo arrangiamenti per altri maestri. Infine i film, che si possono considerare musica leggera applicata. Quindi avevo già le mani in pasta».

IL LAVORO in sala per le pop star del periodo comincia a inizi anni ’60 – anche se il suo debutto ufficiale risale al 1958 quando arrangia Buon Natale a tutto il mondo di Domenico Modugno e qualche anno dopo uno splendido album con Miranda Martino dedicato alla musica napoletana (1963), che scandalizzò i puristi. Ma è il lavoro sui brani dell’idolo dei teen-ager Gianni Morandi (In ginocchio da te, Se perdo anche te, C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones), Edoardo Vianello (Guarda come dondolo, Abbronzatissima), Rita Pavone (La partita di pallone, Come te non c’è nessuno, per citare due titoli), a imporlo definitivamente

SONO ARRANGIAMENTI fuori dai canoni stilistici dell’epoca, spesso creano sconcerto negli interpreti. Morricone conosce bene il music business: i dischi sono fatti per essere venduti, refrain ritornello e melodia devono essere messi bene in rilievo. Ciò non toglie che dentro quei pezzi lui cerchi di portare la sua esperienza; i suoi arrangiamenti servono per conferire personalità a composizioni talvolta deboli. Morricone trova sempre la chiave giusta e un’idea portante, come nel celebre Barattolo di Gianni Meccia dove si inventa il suono del barattolo che rotola costruendo un binario sul quale fa scorrere dei sassolini.
Per Pinne, fucile ed occhiali di Vianello si mette a soffiare acqua in un tubo di gomma per trovare il gorgoglio che gli serve per caratterizzare il ritornello. Fino ai classici Sapore di sale di Gino Paoli: una semplice sequenza di quattro accordi dalla sonorità perfetta con il suono del basso elettrico suonato con il plettro, e dentro anche un assolo di sax di Gato Barbieri. O la sirena dell’ambulanza su cui costruisce la melodia di Se telefonando, testo di Maurizio Costanzo, voce suprema e avvolgente di Mina. Nel tempo ritaglierà sempre spazio per collaborazioni in campo leggero: spiccano il tema di Sacco e Vanzetti, Here’s to you con la voce di Joan Baez, Riccardo Cocciante (Quando finisce un amore), Amii Stewart (Pearls).