Tacciono tutti. Tace Roberto Occhiuto, presidente e commissario ad acta della sanità regionale. Tace il suo predecessore Nino Spirlì. E tace pure Mario Oliverio che nel 2017 guidava la Regione. Nemmeno una parola dal sindaco di Crotone malgrado il calvario della piccola Ginevra fosse iniziato proprio da qui. È una politica silente e imbarazzata. Ma imbarazzante nella sua vergogna. Perché Ginevra con ogni probabilità poteva salvarsi. Sarebbe bastato dare applicazione a quanto indicato dall’Accordo Stato Regioni 248/Csr del 21 dicembre 2017. E, in particolare, a quanto stabilito dal Decreto ministeriale 89/2017 con cui era stata autorizzata «l’attivazione nella Regione Calabria di una Unità operativa di Terapia intensiva Pediatrica ad alta specialità con quattro posti letto».

La conseguenza è che i bimbi calabresi che necessitano di elevata intensità di cure vengono oggi trattati impropriamente nelle Terapie Intensive dell’adulto o, molto più frequentemente, trasferiti in strutture extra regionali, come nel caso della piccola di 2 anni deceduta sabato sera al Bambin Gesù di Roma. Con tutti i gravi rischi che un trasferimento in condizioni di emergenza comporta. Tutto ciò si inserisce nel più ampio contesto delle criticità relative all’attuale gestione delle cure pediatriche in Calabria. Manca un piano strategico rivolto a migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’intera rete assistenziale per l’infanzia.

Ginevra Soressa viveva a Mesoraca, piccolo borgo di seimila anime nel Marchesato di Crotone. In paese si contano una cinquantina di casi ma lei non è mai stata nel conto dei positivi. In famiglia son tutti vaccinati e venerdì ha cominciato a sentirsi male: febbre in peggioramento. Si è recata presso l’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone ma è stata subito spedita come un pacco a Catanzaro. Nel reparto pediatrico dell’ospedale Pugliese Ciaccio è arrivata già con i polmoni compromessi. È stata sottoposta a ventilazione assistita. Ma la rianimazione di Catanzaro è un reparto per adulti. Il settore pediatrico non c’è. Le terapie intensive neonatali funzionano per i neonati di una trentina di giorni. I pazienti dai due mesi in su finiscono tutti negli stessi letti di rianimazione. Ma gli infanti sono pazienti con esigenze di professionalità specifiche. Per questo si è deciso di trasferire Ginevra fuori regione. Per far presto sabato sera è stato approntato un volo dell’Aeronautica direzione Ciampino. A bordo un’ambulanza con la piccola ed una équipe medica. Ma al Bambin Gesù la piccola paziente è arrivata già intubata e in condizioni disperate, con insufficienza respiratoria e compromissione delle funzioni vitali. È spirata poche ore dopo l’arrivo nell’ospedale romano.

Molto dura la Società italiana pediatria secondo cui «una riorganizzazione dell’intera rete assistenziale pediatrica regionale, compresa quella relativa all’emergenza, capace di superare le carenze strutturali, tecnologiche ed organizzative attualmente esistenti, appare non più rinviabile». E non è possibile rimandare nemmeno l’assunzione di medici e infermieri. L’assenza di personale, ancor più della mancanza di posti letto, paralizza reparti nevralgici come il famigerato pronto soccorso di Cosenza.

A ribadirlo è anche DeMa Calabria: «Non è accettabile – afferma il movimento che fa riferimento a Luigi De Magistris – che la Regione, a distanza di due anni dallo scoppio della pandemia, non abbia apportato alcun miglioramento alla tragica situazione sanitaria che ogni anno costringe migliaia di cittadini ad affrontare lunghi viaggi della speranza per ricevere altrove le cure che la Regione nega. Questa tragica morte non può lasciare nessuno indifferente ma deve suscitare nei cittadini una ribellione che inchiodi la Regione alle proprie responsabilità».