Le acque nello stretto di Gibilterra non accennano a calmarsi. Nonostante entrambe le parti auspichino una soluzione diplomatica, né la Spagna né l’Inghilterra sembrano disposte a fare il primo passo verso la soluzione del conflitto. Il ministro degli esteri spagnolo José Manuel García-Margallo, è stato perentorio: «Il rapporto di fiducia con le autorità di Gibilterra si è rotto», ha dichiarato con toni poco conciliatori. A ciò – secondo il ministro – si deve la forte intensificazione dei controlli doganali che ha fatto spazientire Londra e i molti frontalieri che in questi giorni hanno presentato all’Unione europea almeno un centinaio di proteste, incoraggiati anche dalle autorità di Gibilterra che hanno messo a disposizione un indirizzo email per raccogliere le lamentele.

L’Unione europea non ha dato eccessivo peso alle proteste ma ha fatto sapere che le girerà alla commissione tecnica che nelle prossime settimane visiterà Gibilterra. Tale commissione avrà il compito di vigilare sulla situazione e sulle presunte irregolarità fiscali denunciate da García-Margallo in un articolo pubblicato qualche giorno fa dal Wall street journal.

Per ristabilire la fiducia tra le autorità spagnole e quelle dell’enclave, il governo di Rajoy esige che Londra rimuova dal fondo marino della baia di Algeciras (su cui ciascuno dei due Paesi pretende di avere la sovranità) i blocchi di cemento che hanno provocato lo scontro diplomatico. Secondo Madrid danneggerebbero l’ambiente marino e ostacolerebbero la pesca delle imbarcazioni andaluse facendo impigliare le reti. Solo una volta rimossi – fa sapere García Margallo – si potrà dialogare sui trattati di pesca. Una negoziazione che – al contrario di quella sulla sovranità dell’enclave – gli inglesi sono disposti ad intraprendere. Intanto la Spagna ha mostrato i muscoli: García Margallo ha ribadito l’intenzione di introdurre un pedaggio per chi entra in territorio spagnolo da Gibilterra.

Una misura «meditata» che non riguarderebbe né chi lavora né chi risiede nell’enclave, ma a cui la Ue guarda comunque con sospetto. Le autorità di Bruxelles hanno evidenziato l’illegalità di un eventuale pedaggio sul transito, anche se il ministro vorrebbe attuarla facendola passare per una tassa per la dissuasione del traffico.

Il governo di Madrid ha inoltre chiuso la frontiera spagnola ai camion che trasportano nell’enclave. Secondo la denuncia presentata a luglio dall’Ong Verdemar-ecologistas en acción, Gibilterra la userebbe per la costruzione di barriere frangiflutti a protezione della spiaggia di un complesso edilizio di lusso in costruzione con provocando un supposto danno ecologico. Le autorità dell’enclave smentiscono, ma il blocco resta vigente. La sabbia – si giustifica Madrid – sarebbe estratta da siti non autorizzati.