Kokunan, la crisi nazionale: così il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha riassunto ieri sera le motivazioni per cui giovedì scioglierà la camera bassa. La data delle elezioni anticipate non è stata ancora ufficializzata, ma il giorno più probabile è il 22 ottobre prossimo.

Durante la conferenza stampa Abe ha fatto riferimento a due sfide per il Giappone: la minaccia della Corea del Nord e il declino demografico. Il primo ministro vuole cercare un mandato popolare alla sua nuova politica su entrambi i fronti. Sul versante della politica internazionale, Abe ha promesso un corso diplomatico più duro nei confronti della Corea del Nord, se vincesse le elezioni.

NEL SUO DURO DISCORSO alle Nazioni unite di mercoledì scorso il primo ministro giapponese ha delineato la necessità di una maggiore e «risolutiva» pressione internazionale, appoggiando la posizione statunitense che «tutte le opzioni sono sul tavolo».

Nel suo discorso all’Onu ha anche affermato quanto sia dannoso continuare il dialogo visto che per la Corea del Nord costituisce solo «uno strumento di inganno per guadagnare tempo». Sul versante interno la questione politica riguarda l’uso delle entrante derivanti dall’aumento dell’imposta sui consumi dall’otto al dieci per cento prevista per il 2019.

ABE VORREBBE USARE I SOLDI in più per la sicurezza sociale e l’educazione, proprio per affrontare la sfida demografica e l’invecchiamento della popolazione, invece che tagliare l’enorme debito pubblico.

Su questo punto, secondo la stampa locale, non ci sarebbe però accordo all’interno del Partito Liberaldemocratico di governo, con alcune fazioni che restano legate all’idea originaria della riduzione del debito pubblico, che era parte della Abenomics, la politica economica di Abe, fino ad ora.

BOKUNAN, CRISI PERSONALE, così molti elettori definiscono sui social media lo stato del primo ministro e le reali motivazioni che lo hanno spinto a scogliere la camera. Giovedì, il giorno dell’annunciato scioglimento, Abe avrebbe dovuto presentarsi, infatti, alle camere per una sessione straordinaria del parlamento, richiesta dalle opposizioni, per rispondere dei vari scandali in cui è personalmente coinvolto da inizio anno.

Si tratterebbe di due casi di uso della sua influenza per favorire indebitamente persone a lui vicine.
Le opposizioni sono, perciò, infuriate e sia il leader del Partito democratico, Seiji Maehara, che quello del Partito comunista, Akira Koike, denunciano che Abe cercherebbe così di sottrarsi allo scrutinio del parlamento.

LA SCELTA DEL VOTO ANTICIPATO arriva, però, proprio nel momento in cui Abe spera di cogliere l’opposizione più in difficoltà. Il Partito democratico, fino ad ora la principale forza di opposizione, è stato definito dai commentatori giapponesi un partito in stato di liquidazione, con una continua emorragia di voti e di deputati.
Inoltre, Maehara (eletto a inizio mese alla guida del partito) ha messo in discussione l’alleanza con i comunisti e in un sistema elettorale maggioritario ciò favorirebbe proprio il partito di Abe.
Coloro che Abe teme di più sono quelli che gli sono più vicini. All’interno del partito c’è Fumio Kishida, capo di una fazione rivale, che mira a sfidarlo al prossimo congresso. Sempre nel campo delle destre c’è la governatrice di Tokyo, Yuriko Koike.

Lei è la figura politica più in ascesa del momento. Forte della vittoria di luglio per la città di Tokyo dove ha sbaragliato tutti, ha annunciato ieri la fondazione di un nuovo Partito «della speranza».
Quella di Abe è di sbarrarle la strada prima che la propria crisi personale sia irresolubile.