Netta presa di posizione della ministra dell’Istruzione Stefania Giannini contro la presunta «teoria del gender». Il Miur ha inviato una circolare in tutte le scuole italiane in cui è stato richiamato il comma 16 della legge 107, la «Buona scuola», «falsamente incriminato». Il comma «introduce la cultura della non discriminazione etnica, razziale, religiosa; della tolleranza, della sensibilità e dell’accoglienza, che la scuola nella storia ha sempre introdotto in varie forme». In un’intervista a Radio 24 Giannini ieri ha sostenuto che questo è «un principio sacrosanto che non ha nulla a che fare con la teoria del gender», ma «con criteri di sensibilizzazione alle pari opportunità, all’educazione alla parità tra i sessi. Va in direzione opposta all’annullamento della distinzione tra uomo e donna, che è in natura e cultura. Fa riferimento a principi di sensibilizzazione nei ragazzi alla prevenzione alla violenza di genere e ai reati e attacchi dettati dall’omofobia». «Chi parla di teoria del gender in relazione al progetto educativo sulla scuola del governo Renzi compie una truffa culturale, ci tuteleremo con gli strumenti adeguati». Quella del gender, ha aggiunto Giannini, «è un caso di mistificazione inaccettabile». Se «ciò non bastasse» c’è «una responsabilità irrinunciabile a passare a strumenti legali» contro questa «truffa culturale».

La ministra Giannini ha auspicato «un ravvedimento immediato» in quella parte della Chiesa cattolica che ritiene essere presente nella Buona Scuola la teoria del gender. Parole che hanno sollevato la reazione della fazione «pro-gender»: «Per restare liberi di educare i nostri figli quest’anno ogni scuola sarà una trincea» ha detto Filippo Savarese, portavoce dell’associazione «La Manif Pour Tous Italia», che ha interpretato le parole di Giannini nei termini di una «minaccia» e si dice pronto a rivolgersi agli avvocati. Su questo carro è salita anche Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): «Invece di rassicurare le famiglie, Giannini minaccia denunce a chi esprime legittime paure e perplessità».

L’uscita del Miur su un conflitto che da un paio d’anni sta cingendo d’assedio la scuola – un assedio preceduto anche quest’anno dalle catene di messaggini su WhatsApp che hanno turbato le vacanze dei genitori – ha ravvivato una serie di polemiche che qualche tempo fa ha portato in piazza San Giovanni a Roma alcune centinaia di migliaia di persone, convinte che i bambini italiani siano in ostaggio di una presunta «dittatura del gender». Ora è il momento del contrattacco. «Le strumentalizzazioni legate a questo tema hanno raggiunto un livello davvero vergognoso e inaccettabile: basta con le mistificazioni» sostiene il presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, Nicola Piccinini. Se vi sono motivi di preoccupazione nella società italiana riguardano «l’arretratezza del nostro Paese in materia di tutela dei diritti e lotta contro la discriminazione – ha aggiunto Paola Biondi, dell’ordine degli psicologi – Un’adeguata formazione alla parità tra i sessi, alla prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, comprese quelle rivolte a gay, lesbiche, transgender e famiglie omogenitoriali (prevista dalla “Buona Scuola”) getta le basi per una scuola inclusiva».

Chiara Volpato, docente di Psicologia Sociale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, rovescia l’ordine del discorso di questa «narrazione tossica»: «Questa teoria non esiste – sostiene – In compenso esistono stereotipi di genere che andrebbero rivisti, come quello che vuole la donna a casa e l’uomo a lavoro. Non ci sarebbe niente di male se anche la scuola aiutasse i ragazzi a liberarsene». «Finalmente parole chiare contro questa truffa – ha detto Flavio Romani, presidente di Arcigay – È non solo giusto ma doveroso che la Ministra Giannini, nell’esercizio delle sue funzioni, opponga un muro di intransigenza a chi strumentalizza i più piccoli e le loro famiglie, costruendo sulla loro pelle torbide operazioni di propaganda politica».

In questo scenario si inserisce l’iniziativa indipendente «Educare alle differenze», promossa dalle associazioni Scosse (Roma), Stonewall (Siracusa) e Il Progetto Alice (Bologna), sabato e domenica a Roma. Ne parleremo più diffusamente domani. Si tratta del controcanto dal basso contro la «truffa» ideologica dei sostenitori della «teoria del gender», frutto dell’opera dell’auto-organizzazione di docenti, genitori e associazioni che intendono «condividere metodologie e strumenti didattici, incentrati sulla valorizzazione delle differenze, il contrasto alla violenza di genere e al bullismo omofobico dentro e fuori la scuola». Al nutrito programma, consultabile sul sito www.scosse.org parteciperanno centinaia di persone da tutta Italia. ro.ci.