In tasca ha già la maggioranza dei voti per passare al primo scrutinio. Quindi il 13 febbraio verrà sicuramente rieletto per il secondo mandato dall’Assemblea federale formata dal Parlamento più i delegati dei 16 Land.

Il presidente della Repubblica, Frank-Walter Steinmeier, vola dritto verso il bis a Palazzo Bellevue dopo che ieri anche Cdu e Csu hanno ufficializzato il loro l’endorsement. Segue il via libera annunciato martedì dai Verdi e il placet dei liberali arrivato prima di Natale, oltre all’appoggio scontato della Spd, il suo partito.

In pratica lo stesso consenso di cinque anni fa ma con il nuovo Bundestag-monstre composto da 736 deputati. Così la conferma di Steinmeier a capo dello Stato sarà poco più di una pura formalità senza alcuna possibilità di colpi di scena.

Certamente l’Union democristiana avrebbe voluto presentare un proprio candidato, ma poi ha cambiato idea alla luce dei rapporti di forza che la relegano al minimo storico dell’influenza politica. Sintomatica l’ultima dichiarazione del governatore Cdu del Nordreno-Vestfalia, Hendrik Wüst: a dicembre si era spolmonato con l’appello ai parlamentari dell’Union per trovare un nome da contrapporre a Steinmeier; ieri è tornato sui suoi passi. «Sosterrò convintamente il raddoppio del mandato del presidente attuale» ha scandito Wüst, prima di spiegare il rinnovato entusiasmo dovuto (solo) alla matematica elettorale: «Senza prospettiva di ottenere la maggioranza dei voti l’Union non può puntare sul proprio candidato».

Ma stride anche l’appoggio dei Verdi, sempre meticolosamente attenti alla parità di genere nelle alte sfere istituzionali. Nel 2017 alla cancelleria sedeva Angela Merkel che compensava il peso del presidente della Repubblica uomo, oggi invece alla guida del governo c’è Olaf Scholz, dunque in teoria la prima carica federale spetterebbe a una donna.

Equilibrio ben chiaro al deputato Verde, Omid Nouripour: avrebbe spinto per una candidatura femminile se non fosse che «sarebbe una tragedia se un partito senza maggioranza nominasse una donna per non essere eletta, come dimostrano i precedenti».

Per questo i due leader, Annalena Baerbock e Robert Habeck, e le capogruppo, Katharina Dröge e Britta Hasseelmann, due giorni fa hanno scritto il comunicato congiunto a favore di Steinmeier. «Si è rivelato un ottimo e rispettato presidente e ha reso un grande servizio alla Germania per tutto il primo mandato. Una voce così forte per la coesione democratica merita il nostro appoggio anche perché, ne siamo certi, continuerà a orientarci nella difficile via di uscita dalla pandemia».

Il segretario liberale, Christian Lindner, invece, aveva già sciolto la sua riserva il 22 dicembre dopo che i dirigenti di Fdp lo avevano «supplicato» di confermare Steinmeier. Numeri alla mano, la sola maggioranza Semaforo garantisce il Sì di 776 dei 1.472 membri dell’Assemblea federale: 39 in più di quelli che servono per essere eletti al primo e secondo scrutinio come previsto dall’articolo 54 della Costituzione.