Negli ultimi anni in alcuni scritti George Lewis ha richiamato l’attenzione sullo scarto esistente fra il mondo dell’arte contemporanea – nel quale, per effetto per esempio dell’azione di un critico e curatore come il nigeriano Okwui Enwezor, si è assistito ad una rappresentazione progressivamente più equilibrata della produzione artistica: non solo bianca, europea e nordamericana, ma anche di altri continenti, dell’Africa e della diaspora africana – e quello della musica contemporanea di matrice accademica, che continua a mostrare una schiacciante egemonia bianca (e maschile). Un interessante segnale nel senso della «decolonizzazione» di questo ambito auspicata da Lewis viene dalla 65esima...