«È questa la nostra pandemia. Ci infetta da 400 anni e dobbiamo ancora trovare il vaccino». A scriverlo – in riferimento alla persecuzione dei cittadini neri negli Stati Uniti e alle proteste divampate ovunque nel paese in seguito all’omicidio di George Floyd – è George Clooney, in un intervento sul «Daily Beast». Nell’articolo l’attore e regista paragona l’omicidio di Floyd – «Non c’è dubbio che George Floyd sia stato ucciso. Lo abbiamo visto tutti esalare il suo ultimo respiro per mano di quattro agenti di polizia» – al pestaggio di Rodney King nel 1991 e alla successiva assoluzione degli agenti responsabili, all’omicidio nel 2014 di Eric Garner – e la decisione di non incriminare l’agente che lo aveva ucciso soffocandolo – e alle rivolte che avevano seguito questi atti di ingiustizia.

«ORA ASSISTIAMO a una ribellione al sistematico e crudele trattamento di una parte dei nostri concittadini, come è accaduto nel 1968 (dopo l’omicidio di Martin Luther King, ndr), nel 1992 e nel 2014. Non sappiamo quando queste proteste finiranno. Ma sappiamo anche che cambierà molto poco». Perché, spiega Clooney, «La rabbia e la frustrazione che ancora una volta vediamo manifestarsi nelle nostre strade ci ricordano quanto poco il nostro paese abbia superato il peccato originale dello schiavismo. Il fatto che non compriamo e vendiamo più gli esseri umani non può essere motivo d’orgoglio». Ciò che serve, prosegue, «È un cambiamento radicale delle nostre forze di polizia e del nostro sistema penale. Ci servono politici che diano giustizia in egual modo a tutti i propri cittadini. Non leader che alimentano l’odio e la violenza». Per questo, dice senza mai menzionare Trump, c’è solo una soluzione che possa portare un cambiamento duraturo: «Il voto».