Mentre molto si parla di eventi internazionali d’arte come la Biennale di Venezia o Manifesta, o la stessa Documenta, particolarmente rumorosa quest’anno, ancora troppa poca attenzione il mondo dell’arte sembra voler dare ad eventi minori ma non per questo meno preziosi. E’ il caso della Biennale di Luleå 2022 Craft & Art, curata da Onkar Kular e Christina Zetterlund. Inauguratasi in ottobre, con una serie di presentazioni e visite durante un festival di due giorni, continuerà sino al 15 gennaio 2023. Si tratta della rassegna più antica della Scandinavia, che ha visto la sua prima edizione nel 1991.

Dal 2018 l’associazione Konstfrämjandet (The Peoples Movement for Art Promotion) è responsabile per la sua organizzazione, e dal 2021 il nucleo distrettuale del Norrbotten ne ha assunto le redini, valorizzando il lavoro di attori, organizzazioni e iniziative culturali attivi nella regione del Norrbotten. Per questo la mostra – oltre alle principali sedi espositive a Luleå (Konsthall, Norrbottens Museum, Galleri Syster e la piscina Pontusbadet) e Boden (Havremagasinet Länskonsthall) ha una diffusione rizomatica sul territorio.

Riconoscendo non solo l’estensione della regione, ma anche la sua particolarità – che rende gli spostamenti complessi e lunghi – sono state stabilite collaborazioni con spazi culturali in altri siti. Tra questi, la chiesa di Jukkasjärvi, la biblioteca della città di Kiruna, l’associazione d’arte Korpilombolo, responsabile dal 2006 del European Festival of the Night, il Sameslöjdsstiftelsen Sámi Doudji a Jokkmokk e il Sami Center for Contemporary Art, a Karasjok in Norvegia. L’intuito è quello di permettere che siano le pratiche artigianali e artistiche in situ a raccontare le proprie storie.

Differenti sono le trame del racconto: da vere e proprie esposizioni decentralizzate – come la mostra Gulahallan ja birgen a Karasjok, frutto della collaborazione tra l’archivio Aida e l’università Sami, o la mostra alla Biblioteca comunale di Kiruna – alla presenza di alcuni lavori all’interno degli spazi espositivi di Luleå. È questo il caso di una dispensa per la conservazione del latte, parte della collezione del Aunesgården, museo di storia locale di Övertorneå, o della collezione di tappeti – ranas – provenienti dalla associazione culturale Korpilombolo. Lo spazio della Galleri Syster – il cui tema di lavoro quest’anno è il lavoro e l’amicizia – si trasforma in un ricettacolo dei progetti decentralizzati. Come affermano i responsabili: «Questa mostra ritrae una nuova geografia dell’amicizia che speriamo continui oltre la Biennale».

Oltre al formato rizomatico e al Festival di apertura, grazie alle collaborazioni con Aine Art Museum, Garland Magazine, Haparanda Municipality’s Cultural Department, Kubn (Culture organization for young people and children in Norrbotten), Norrbotten’s Crafts Advisor e Resurscentrum för konst la Biennale propone una serie di conferenze, film, e workshop in presenza e online riunite nel programma della Learning Room. Inteso come un banco di prova per generare nuove intuizioni e conoscenze con e tra artigiani, artisti e organizzazioni regionali, offre uno spazio per lavorare con pratiche e organizzazioni che non sempre trovano un adattamento naturale all’interno del formato espositivo. Tra queste, nela settimana conclusasi domenica, è stato realizzato un workshop Weaving Kiosk – un chiosco di tessitura organizzato da Rosa Tolnov Clausen e dai suoi collaboratori. I chioschi nordici, generalmente situati a livello della strada, consentono agli utenti non iniziati di entrare e provare a tessere e, allo stesso tempo, offrono a tessitori avanzati l’opportunità di farlo in uno spazio alternativo e immergersi in un ambiente in cui impareranno e condivideranno con altri tessitori. Online, sabato scorso,  è stato invece possibile seguire la programmazione di una giornata di conferenze e  il film dal titolo Bitcoins and Berries. Contrariamente all’immagine ecologista e progressista dei paesi nordici, una combinazione di generosi sussidi governativi, risorse naturali, clima freddo ed energia elettrica rinnovabile a basso costo, rendono il nord della Svezia il luogo ideale per l’estrazione della cripto valuta digitale, bitcoin, così come l’invenzione dello stoccaggio e del trasporto a temperatura controllata lo rendono uno dei centri mondiali dell’industria dei super-food.

Il testo curatoriale sottolinea come «la Biennale includa sia l’artigianato che l’arte. E non l’artigianato in relazione all’arte, rapporto che confermerebbe una lunga gerarchia storica all’interno della biografia dell’arte occidentale». I curatori hanno lavorato seguendo tre fili conduttori: «ghiaccio e neve», dove lo scioglimento dei ghiacci è diventato una delle immagini emblematiche del cambiamento climatico; «estrattivismo», seguendo le logiche tortuose per cui lo sfruttamento delle energie rinnovabili sta violentemente attaccando un territorio definito opportunisticamente di terra di nessuno (wasteland). Poiché le logiche estrattiviste si estendono alle arti e alla cultura, l’ultimo filo conduttore «tessendo oltre le terre desolate» afferma come «Norrbotten non sia mai stato vuoto», bensì occupato da pratiche diverse che raccontano le proprie storie all’interno di una cornice difficile.

Convenendo che il formato delle biennali sia diventato «talvolta insostenibile per organizzare, mostrare e pensare l’arte», i curatori sostengono poi che «diversamente immaginata, la Biennale può anche essere una risorsa per creare (resource for craft), un luogo per condividere storie, conoscenze e creare connessioni che aprono nuove prospettive». In questo senso, la mostra è ideata «come un luogo non solo per mostrare il lavoro, ma anche come una risorsa per artisti, artigiani, luoghi e organizzazioni che collaborano per sviluppare ulteriormente le loro ricerche e pratiche in corso».

La Biennale di Luleå ospita anche l’italiana Elena Mazzi, da anni impegnata in un lavoro artistico e di ricerca in Scandinavia. Qui, presenta due video, uno dei quali risultato della residenza a cui è stata invitata a partecipare dalla Biennale stessa nella primavera del 2022 e un arazzo realizzato in collaborazione con Giovanni Bonotto.