La Geo Barents di Medici senza frontiere è finalmente entrata in porto alle 12.30 di ieri. Un’oretta prima le era assegnato Augusta come Port of destination (Pod). Sulla nave 439 naufraghi soccorsi tra il 19 e il 21 gennaio. La situazione a bordo si era complicata nei giorni scorsi per i ritardi delle autorità italiane a indicare il luogo di sbarco. I migranti, dopo l’esito del tampone, andranno in isolamento sanitario su una nave quarantena o, nel caso dei minori, nei centri a terra.

Intanto alcune decine di miglia nautiche più a sud, nelle acque internazionali della zona di ricerca e soccorso maltese, la Aita Mari della Ong basca Salvamento maritimo humanitario ha realizzato due operazioni di salvataggio. La prima in una «situazione precaria e disperata», afferma l’equipaggio. A bordo ci sono adesso 176 naufraghi, tra loro: 116 uomini, 18 donne e 42 minori. La Ong ha chiesto un Place of safety (Pos) a Malta e Italia. La Valletta risponde di rivolgersi allo stato di bandiera, Roma declina ogni responsabilità. «Nel rispetto della legislazione internazionale, il capitano della Aita Mari ha diritto a navigare la minore distanza possibile verso un luogo sicuro per mettere le persone in salvo, in questo caso Lampedusa», scrive la Ong in un comunicato.

Sempre ieri sulla maggiore delle Pelagie ci sono stati due sbarchi autonomi: un barcone con 98 persone e un altro con 15. Dopo il triage sanitario sul molo Favaloro sono state trasferite nell’hotspot dell’isola, dove al momento si trovano 360 ospiti (la capienza è di 250).