La cittàsi è svegliata dopo un’altra notte di emergenza, e guarda ad oggi e domani con preoccupazione: le previsioni meteo promettono nuove piogge intense, tanto che l’allerta emanata dalla Protezione civile è stata estesa fino alla mezzanotte di lunedì (giornata che vedrà ancora chiuse le scuole).

La situazione è difficile a Genova e in tutta la Liguria. Non a caso l’allerta vale anche per Savona e La Spezia. Nelle frazioni di Levante alcuni paesi sono isolati, a causa di frane, di interruzione della rete stradale e ferroviaria; anche in città alcuni quartieri hanno problemi con la luce e con il gas. Molassana, Sant’Eusebio hanno avuto black out della rete idrica. A Ponente, Sestri, Voltri, Borzoli sono allagate, come pure nella notte di sabato è capitato a Certosa. A Recco, a levante, le piogge hanno causato l’interruzione, a singhiozzo, dell’uscita autostradale, mentre sono stati sospesi i treni che collegano Genova a Ovada (Trenitalia ha organizzato bus sostitutivi).

A Chiavari l’Entella è l’ennesimo torrente che ha esondato, con consuguente chiusura di alcuni ponti cittadini verso la foce, verso Lavagna. Uno stato emergenziale che non ha consentito, in molti casi, una possibilità di immediate operazioni anche a causa dei fastidiosi «curiosi» giunti a osservare, invece di starsene al riparo a casa. La pioggia inoltre, mette in pericolo chi sta operando per spalare il fango, ripristinare passaggi o provare a svuotare letteralmente cantine o piano terra. Una situazione che se all’inizio ha ricordato l’alluvione di tre anni, forse ormai ne ha perfino superato i danni.

A Genova, in giornata, un pallido sole ha illuminato la realtà dei fatti: il fango è ovunque. I genovesi sono scesi per strada e si sono messi a spalare. Gli «angeli del fango», protagonisti nel 2011, si sono riorganizzati: giovani, che hanno cominciato a ripulire dove era possibile. I tifosi del Genoa hanno fatto una chiamata per i volontari, il presidente della Sampdoria ha proposto una raccolta fondi. La città si è mobilitata; come specificato dalla prima pagina de Il Secolo XIX di sabato mattina, identica a quella successiva all’alluvione del 1970, «Genova resiste» Ad un certo punto però, ieri, la burocrazia è apparsa schizofrenica: mancavano le pale. Poi, alcuni volontari della Protezione civile di città vicine, hanno fatto sapere di essere pronti ad arrivare nel capoluogo. Ma serviva la richiesta del Comune, che non era arrivata. Fino a sabato mattino la Regione Liguria non aveva chiesto aiuto al governo, ma ieri la ministra della Difesa Roberta Pinotti – genovese e in città nella prima notte di alluvione – ha annunciato via Twitter l’invio di un corpo logistico dell’esercito da Piacenza. Per ora questo è il soccorso primario. I genovesi sono ancora più impauriti che innervositi dalla mancanza di risposte, cui si sono sommate gaffe sui social network e una difficoltà imbarazzante da parte degli organi preposti a comunicare e indicare le emergenze, nel diffondere i messaggi.

Ieri è stata anche la giornata della conferenza stampa del capo della protezione civile Franco Gabrielli, realizzata al termine del Comitato per il coordinamento dei soccorsi. Gabrielli è giunto a Genova per l’incontro, per parlare con i giornalisti e ripartire immediatamente dopo, per un appuntamento ad Alessandria (e c’è da chiedersi se prima ha visitato la città le zone più colpite). L’intervento del capo della Protezione civile è apparso interlocutorio, con il tentativo evidente di non addossare le colpe a chi non ha saputo prevedere un evento, considerato in ogni caso straordinario (la mole d’acqua caduta è stata impressionante, come specificato in questi giorni da geologi e meteorologi). Questo dato non significa però che non ci siano responsabilità e che non debbano essere chiarite (a questo proposito, la Procura ha aperto un’inchiesta per il ritardo dell’allarme, sottolineato venerdì anche dal sindaco cittadino Marco Doria).

Gabrielli ha ammesso l’errore di valutazione, ma «non significa che quelle persone debbano essere crocifisse». Dopo questo, Gabrielli ha tenuto a precisare che la situazione è ancora completamente «emergenziale». Di procedure e regole, di cui Gabrielli ha parlato, nessuna parola, salvo ritornare sulle questione dei ritardi, evidenziate anche dal sindaco Doria. In Liguria, ha detto, «le criticità moderata e elevata corrispondono ad allerta 1 e allerta 2. A queste criticità diverse corrisponde l’attivazione sul territorio di tutta una serie di azioni. Quando il sindaco dice che non sono stati avvertiti, non fa lo scaricabarile. Lo dice perché ovviamente a quel tipo di allerta, che non c’è stata, sarebbe dovuta corrispondere un tipo di attivazione che in questo caso non c’è stata». Un capitolo a parte meritano le vicende dei commercianti genovesi, ricordati anche dalle poche parole spese da Renzi, ad ora, sull’alluvione genovese. «Non ho più le forze – ha raccontato il proprietario di un’officina – non so più che fare. Questa volta è stata anche peggio di quella del 2011, il fango e l’acqua hanno fatto piazza pulita».