Nel comunicato diffuso al termine del cda di Autostrade c’è molto spazio per la compassione: aiutiamo più di duecento famiglie di Genova, abbiamo cancellato qualche pedaggio, rinnoviamo il cordoglio e la vicinanza… Poi in due righe c’è la sostanza della replica al governo: confermiamo il «puntuale adempimento degli obblighi concessori». La battaglia legale può cominciare.
Autostrade consegna al ministero delle infrastrutture una replica dettagliata alla contestazione con la quale il 16 agosto, tre giorni dopo il crollo del ponte Morandi, era partita la procedura per la «caducazione» della ricca concessione su tremila chilometri di rete. Oltre a una lettera, una lunga serie di allegati dove, secondo la società dei Benetton, si offrono le prove di non aver trascurato niente per la sicurezza del ponte sul Polcevera. Anzi di aver chiesto per tempo (ottobre 2017) il via libera per lavori straordinari di retrofitting proprio sul pilone crollato, autorizzati però solo a giugno scorso dal Mit. Troppo tardi.

Scadono oggi i 15 giorni di tempo che il ministero aveva dato alla concessionaria per formalizzare le sue ragioni nella procedura di revoca prevista dali articoli 8, 9 e 9 bis della convenzione unica firmata nel 2007. La lettera di messa in mora a seguito degli «sciagurati eventi» contestava il «gravissimo inadempimento agli obblighi di manutenzione ordinaria e straordinaria e custodia». Ed era firmata da Vincenzo Cinelli, il direttore generale della vigilanza sulle concessionarie autostradali, lo stesso dirigente al quale a febbraio erano stati indirizzati i solleciti di Autostrade per accelerare i lavori di messa in sicurezza del ponte.

La strategia dei Benetton, studiata da tre diversi studi legali (penale, civile e amministrativo) punta a scaricare sul ministero una parte fondamentale delle responsabilità, e del resto è proprio al Mit che fanno capo gli obblighi di vigilanza sulle manutenzioni fatte o non fatte dai concessionari. La linea di Toninelli, chiarissima nell’audizione parlamentare di lunedì scorso e confermata ieri nella lettera alle associazioni che lamentano l’insicurezza dell’autostrada dei parchi (altro concessionario), è quella che la vigilanza del ministero non ha i mezzi né gli uomini per svolgere a dovere i suoi controlli. Giustificazione ottima per attaccare i tagli dei passati governi, ma non sufficiente a immunizzare lo stato dalle sue colpe.

Autostrade cercherà di resistere all’azione di revoca incanalandola nei confini a lei favorevoli della convenzione unica. Non sarà semplice, vista l’enormità della tragedia: il crollo del ponte, sostengono al Mit, è «oggettivamente» una prova dell’inadempienza. Ma per la società dei Benetton è fondamentale, in caso di revoca, ottenere almeno una parte di quell’indennizzo previsto dalla convenzione persino in caso di responsabilità del concessionario (clausola leonina che sarà sicuramente denunciata dallo stato). Senza quei miliardi (le stime ballano tra i dieci e i venti) la società avrebbe grandi difficoltà a pagare gli obbligazionisti che possono chiedere il rimborso nel caso di perdita della concessione. Ancora più difficile sarebbe confermare la scalata al 50% più uno delle autostrade spagnole Abertis.

Ma scatenata la guerra, Autostrade ha interesse a cercare il più rapidamente possibile un armistizio con il governo. Il varo di un’associazione temporanea di imprese per la ricostruzione del ponte, con Finmeccanica e non solo, è un buon punto di caduta per i Benetton. Che in quanto concessionari fino al termine della procedura di caducazione possono aprire i cantieri appena l’area del crollo sarà dissequestrata. La promessa di Castellucci a tirare su un nuovo ponte in acciaio «in otto mesi» andrà mediata con i tempi di Finmeccanica e delle sue sussidiarie e con il progetto donato da Renzo Piano. Ma è chiaro che i migliori alleati di Autostrade in questa fase sono il presidente della Liguria e il sindaco di Genova che chiedono di pensare prima alle esigenze di Genova e poi alle concessioni.

Quanto a quelle, le idee nel governo restano opposte. Se Di Maio e Toninelli ripetono di volere la nazionalizzazione, e ieri si sono scatenati contro la replica di Autostrade («tacete», «indecenti»), il sottosegretario leghista Giorgetti ha spiegato che, ottenuta la revoca, la via maestra è cancellare queste convenzioni troppo favorevoli ai concessionari e poi metterne a gare di nuove. La novità per l’esperienza italiana sarebbe la gara. E chissà che Autostrade non possa provare a rientrare dalla finestra.