È terminata ieri sera alla mezzanotte l’allerta 2 in gran parte della Liguria; nel corso della giornata si sono riscontrate situazioni rischiose, specie nell’entroterra ligure, nelle zone adiacenti all’alessandrino, mentre il centro della città ha visto una nuova cospicua pioggia a metà pomeriggio, per poi tornare ad un clima migliore nella serata, con tanto di arcobaleno e un cielo finalmente più rassicurante.

La temuta nuova piena del Bisagno non c’è stata e quella zona del capoluogo ligure (Borgo Incrociati, Via San Vincenzo, San Fruttuoso) può quindi tornare a lavorare – come altri quartieri – per smaltire il fango. Non c’è tempo per riposarsi, ma solo per tornare a ripulire il prima possibile, il più possibile, in modo da riacciuffare una pseudo normalità. Affinché, infatti, si possa davvero ricominciare a vivere in modo tranquillo a Genova, serviranno presumibilmente anni, quelli necessari ad adempiere a quei lavori di messa in sicurezza del Bisagno, e di altri torrenti, rimandati o bloccati dalla burocrazia per troppo tempo.

Oggi rimangono chiuse le scuole nel comune di Genova, mentre l’allerta dovrebbe durare ancora nella mattinata sullo spezzino (in serata sono anche stati ripristinati i treni da Milano e Torino per il capoluogo ligure). Nella giornata di ieri non sono mancate alcune novità: sono stati aperti conti correnti per donazioni (anche dalla Carige, che per non smentire la tradizione genovese ha anticipato ben 10mila euro come prima donazione) e sono arrivate circolari da Prefettura ed Equitalia che hanno indispettito non poco la cittadinanza. A questo proposito, una lettera di Equitalia specificava che dato il limite dei pagamenti alla giornata del 13 ottobre, ci sarà tempo fino ad oggi, data l’allerta, per pagare i pendenti con Equitalia. Piccoli eventi che non fanno altro che aumentare la sensazione di isolamento di una cittadinanza che ha reagito mettendosi per strada a spalare fango senza chiedere granché a nessuno.

Non sono poi mancate le polemiche sui temi che hanno contraddistinto gli aspetti più rilevanti di queste giornate: i tempi e i soldi – bloccati – per evitare i problemi che la città ha dovuto affrontare. Del resto già il 25 settembre scorso, intervenendo ad una trasmissione di una rete televisiva locale, il sindaco Marco Doria aveva evidenziato il paradosso: «Ci sono i soldi per mettere in sicurezza il torrente Bisagno dalla Questura a Brignole, ma c’è un ricorso al Tar che si sta trascinando da anni in un modo inaccettabile, ha ragione Renzi, i tempi della giustizia amministrativa che blocca le opere sono insopportabili».

Cominciano anche a contarsi i danni: sarebbero quasi 2.400 le attività danneggiate dall’alluvione (un numero doppio, rispetto al 2011), secondo una stima di Confesercenti, illustrata durante un incontro in Comune tra associazioni di categoria, artigiani e l’assessore allo Sviluppo Economico Francesco Oddone, convocato per gestire l’emergenza. Già oggi saranno disponibili i modelli di autodichiarazione dei danni da compilare per ottenere la sospensione di Tasi, Imu e Tari fino al 31 dicembre. «Ma l’obiettivo – ha specificato Oddone – è l’annullamento totale delle tasse locali sugli alluvionati».

Oggi quindi torneranno in strada gli «angeli del fango»; tra loro però c’è anche chi non ha solo intenzione di aiutare, ma anche di denunciare. È il caso degli attivisti che da anni sottolineano i rischi e le conseguenze ambientali di una delle grandi opere in corso in Liguria, il cosiddetto terzo valico. Il movimento che si oppone alla Tav sulla linea Genova-Rotterdam, manifesterà sabato prossimo nel capoluogo ligure. «La pazienza è finta – dicono i No Tav – nel decreto Sblocca Italia ci sono miliardi per le grandi opere, le briciole per il dissesto idrogeologico. Ed i territori colpiti dall’alluvione, sono gli stessi in cui il governo, con l’assenso delle amministrazioni locali, vorrebbe costruire il Terzo Valico»