Un decreto da mostrare in piazza. Il presidente del Consiglio lo avuto giovedì sera, alla fine di un tormentato Consiglio dei ministri, e ieri ha sventolato sul palco quelle tante pagine: «Non sono tornato a mani vuote». Manca però in quel testo l’articolo più importante, quello che definisce i poteri del commissario straordinario per la ricostruzione del ponte, perché ancora non c’è intesa tra gli alleati di governo.

Più che l’attacco diretto alla linea grillina, la Lega ha praticato l’accerchiamento attraverso le autorità locali, il presidente della Liguria Toti e il sindaco di Genova Bucci, entrambi espressione del vecchio centrodestra. Per questo Conte ieri avrebbe dovuto negoziare con loro in un incontro a Genova cominciato al termine delle cerimonie. È servito solo a confermare le divergenze, Conte ha così rinviato la discussione. «Ho invitato Toti e Bucci a Roma, martedì prossimo ci confronteremo sui dettagli e vareremo definitivamente il decreto», ha detto uscendo dalla prefettura.

In piazza De Ferrari Conte ha preso applausi anche durante il passaggio più delicato del suo intervento: «Non abbiamo ceduto al ricatto di affidare ad Autostrade la ricostruzione, la faremo a spese loro con questo decreto ma la procedure per la decadenza della concessione rimane in piedi e si completerà». Della revoca non si parla nel decreto, come e quando si concluderà la procedura lo deciderà la battaglia legale che Autostrade ha già ingaggiato.

«Non sono fogli bianchi, sono pieni di fatti», rivendica il presidente del Consiglio mostrando le pagine del decreto. Che però sono bozze, il testo è stato approvato «salvo intese» che significa che può cambiare più volte prima di arrivare sulla Gazzetta ufficiale, quando non si sa. E sta già cambiando, posto che il sistema che si sarebbe individuato per far «pagare Autostrade» pur tenendola fuori dall’appalto per il nuovo ponte appare attaccabile dagli avvocati della società controllata dai Benetton. Quanto il governo sia preoccupato di questo aspetto se lo è fatto sfuggire il ministro Savona, parlando a Torino: «Tutti si domandano “e se poi c’e il ricorso al Tar”? Ma dobbiamo uscire da questo guscio, per fortuna abbiamo giuristi del calibro di Bongiorno», la ministra specializzata in diritto penale economico.

Sotto attacco per aver «bucato» la scadenza del primo mese dalla tragedia senza aver nominato il commissario per la ricostruzione, Conte ha replicato in piazza che ci sono quasi. «Arriverà entro dieci giorni dalla pubblicazione del decreto», ed è in effetti quello che prevede il testo, affidando proprio a Conte il potere di nomina. Ma il termine comincerà a decorrere quando il decreto passerà dallo stato di bozza a quello di documento ufficiale, cioè quando Lega e M5S avranno trovato una via d’uscita dallo scontro sul commissario. Non è solo questione di nomi, è chiaro che la figura che sarebbe piaciuta alla Lega avrebbe seguito una linea meno ostile ad Autostrade, cercando di riportare la concessionaria dentro i lavori del ponte magari come società appaltante, cosa che non sembra dispiacere nemmeno alla favorita del governo Fincantieri, che prima di ogni cosa deve temere i paralizzanti ricorsi. Sfumata la candidatura di Toti – che ieri qualcuno tra la folla continuava a invocare mentre prometteva un ponte che ricorderà le 43 vittime (lo prevede il progetto di Piano che il governo ha messo da parte) – non è del tutto tramontata la candidatura politicamente identica del sindaco Bucci. Che ieri ha domanda ha risposto: «Se me lo chiedono figuratevi se dico di no».

Intanto il ministro delle infrastrutture Toninelli si è dovuto difendere dalle critiche dei tanti che non hanno apprezzato di vederlo sorridere accanto a Bruno Vespa con in mano il plastico del ponte crollato. Gli attacchi sono arrivati soprattutto su twitter e facebook, ma Toninelli ha preferito replicare ai giornali «burattini al soldo di chi finanzia certa stampa».