Nello sterminato immaginario delle nuove stelle e stelline emerse dal mare magnum discografico italiano, reso fluido dall’avvento dello streaming, splende quella del bresciano Blanco, che dopo una serie di singoli pubblica il suo primo lavoro. Dodici pezzi, molti featuring con Mace, Salmo, Sfera Ebbasta che nelle nuove logiche del business musicale «sollecitano» maggiori streaming e un’idea di base che vede l’attitudine esuberante di Blanco fondersi (provocatoriamente o inconsapevolmente?) con più di un eco dalle grande tradizione di artisti come Modugno, Battiato, Celentano. Produzione affidata a Michelangelo – con l’eccezione di Figli di Puttana co-prodotta insieme a Greg Willen – che si muove fra beat strumentali, elettronica, funk e qualche rimando alla scena synth anni ottanta. Il talento nella scrittura di Blanco è innegabile tanto da emergere su più tracce nonostante l’uso (e abuso) di auto-tune. A fare da fil rouge per la veste grafica ed estetica del disco il tema del mare, «un luogo di pace e di sfogo – spiega l’autore – in cui immergersi e restare a galla, sospesi al di sopra di tutto ciò che il fondale nasconde».