Mentre il mondo si sorprende per l’improvvisa apertura del Vaticano nei confronti degli omosessuali, inaugurata da Papa Francesco nel volo di ritorno da Rio de Janeiro, dall’Argentina arriva il ricordo del fatto che, se nessun Pontefice aveva mai parlato in questi termini dell’amore tra persone dello stesso sesso, a farlo c’era già stato perlomeno un cardinale: Jorge Mario Bergoglio.

Nonostante questo, né lui né i colleghi di colui che oggi è Papa hanno mai ammesso che i gay possano sposarsi e chi tra loro si è espresso diversamente, è stato allontanato dalla Chiesa.
Quando nell’anno 2007 un gruppo variegato di deputati di sinistra portò al parlamento argentino un progetto di legge per permettere i matrimoni gay, lesbo, bisex e trans, la società si fratturò in più parti, in cui si riconoscevano perlomeno due grandi insiemi.

I settori più conservatori denunciarono un oltraggio alle tradizioni nazionali e alla cultura cattolica del Paese, mentre i movimenti antagonisti e i partiti progressisti invocarono l’uguaglianza dei diritti e la fine della discriminazione. I due gruppi si incontrarono diverse volte nella piazza del Congresso e mentre le commissioni discutevano la norma, fuori i Cristo in Croce e i pantaloni da gaucho fronteggiavano le piume di struzzo e la musica pop. Tra i due schieramenti, stava la sostanziale indifferenza di buona parte dei cittadini, che dicevano ai sondaggisti di riconoscersi nel principio del «vivi e lascia vivere», raggiungendo il 43% dell’opinione pubblica di allora, e poi, l’apprensione di un’importante minoranza gay cattolica, che aveva vestito la Vergine Maria con la bandiera multicolore Glbt, ma che di fatto si sentiva stretta tra due fuochi. Associazioni come Cristianos Gays o Jesus Inclusivo si trovarono spiazzate, quando la Chiesa Cattolica (così come i molti culti protestanti che riempiono i templi di quartiere in questa zona del mondo, gli ebrei e altre confessioni) si schierò in prima fila contro la proposta dei nuovi fatidici si, usando toni quasi medievali.

Marcelo Marquez, un filosofo e attivista gay 42enne, cresciuto in una famiglia credente di cui conserva i valori, dice di essersi sentito «indignato» quando apprese della lettera che nel 2010 monsignor Bergoglio aveva scritto a un gruppo di suore. Il 5 maggio di quell’anno, la Camera aveva approvato la riforma del codice civile e, a pochi giorni dalla discussione in Senato, l’8 luglio la massima autorità cattolica locale scriveva alle monache carmelitane che il suddetto ddl era «un’iniziativa del Diavolo» e, dato che minacciava «la distruzione della famiglia cristiana», andava scatenata una «guerra di Dio» contro di esso, nella fattispecie, con una nuova manifestazione davanti al Parlamento. Dopo la diffusione della missiva da parte della stessa Chiesa, Marquez volle scrivere una risposta di suo pugno, che firmò con nome e numero di telefono e poi andò a consegnare personalmente alla portineria dell’Arcivescovato di Buenos Aires. «Dopo meno di un’ora, il cardinale Bergoglio mi telefonò e mi invitò a incontrarlo personalmente». Da quella riunione, a cui ne seguì un’altra, il giovane ha tratto un’impressione molto positiva dell’uomo: «Mi disse che Dio ama gli omosessuali, ma che era anche convinto che l’Argentina non fosse matura per una legge del genere». Stando al ricordo del professore, Bergoglio si sarebbe detto «più che altro a favore dell’unione civile».

Nell’incontro, oltre che per i toni accesi della lettera sulla «guerra di Dio», Marquez volle rimproverare il monsignore anche per l’espulsione dalla Chiesa di padre Josè Nicolas Alessio, un prete della città di Cordoba, che in pieno dibattito sulla questione del matrimonio tra persone dello stesso sesso, prese la parola durante un incontro per i diritti Glbt, chiese scusa per l’istituzione di cui faceva parte e poi diede luogo a un monologo in cui si dichiarava gay ed appoggiava nozze ed adozione. All’indomani, l’arcidiocesi della sua città emise un comunicato in cui dissociava la Chiesa dalle posizioni del prete ribelle e iniziava un processo canonico nei suoi confronti. «Mi hanno informato che sono stato citato in giudizio, che devo cercarmi un avvocato e che devo difendermi, anche se non capisco che delitto avrei commesso», avrebbe detto poi il parroco di San Gaetano, davanti all’inizio di un contenzioso che si è concluso tre mesi fa, con la sua scomunica.

Duro con alcuni, conciliante con altri, colui che oggi è diventato Papa mantiene da tempo una posizione tollerante nei confronti degli omosessuali, anche se a volte la tolleranza nasconde la presunzione della superiorità. «Ho sempre trattato con misericordia le persone della diversità sessuale», avrebbe detto a tu per tu con Marquez, quella stessa volta in cui credette che l’Argentina non fosse matura per la legge sul matrimonio ugualitario e si sbagliò, dato che la norma è in vigore dal 21 luglio del 2010.