Da quando i media internazionali si sono accorti della crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh, si sente alludere ai rapporti tra i Paesi occidentali e l’Azerbaigian. L’Italia ha un ruolo tutt’altro che marginale: è il principale partner commerciale di Baku tra gli stati europei e uno dei primi al mondo con un volume di importazioni pari al 30,1% dell’export totale azero.

Al primo posto ci sono gli idrocarburi: i dati 2022 dicono che più del 10% del fabbisogno annuo italiano di gas proviene dall’Azerbaigian, che detiene circa il 20% del totale delle riserve mondiali, oltre a essere un importante esportatore di petrolio. Tramite i gasdotti Scp, Tanap e Tap, gli idrocarburi arrivano fino alle coste pugliesi di Melendugno partendo dai giacimenti del Mar Caspio. L’Eni ha un ruolo di primo piano in diversi accordi con l’azienda statale di idrocarburi azera, la Socar, e il Tap ha come azionista di maggioranza l’italiana Snam.

Solo nel 2021 il Tap ha immesso nel sistema energetico italiano 7,2 miliardi di m³ di gas azero su una portata complessiva di 10 miliardi. Inoltre, stando a un rapporto dell’Unem, il petrolio azero rappresenta circa il 20% del totale importato dall’Italia su base annua (23% nel 2021, 16,4% nel 2022).

Nel febbraio 2021 il presidente Aliyev è giunto in visita a Roma e al Business forum ospitato dalla Farnesina sono stati siglati 18 nuovi accordi di partenariato tecnologico e commerciale tra i due stati. Nonostante una dichiarazione del 1992 del Comitato Alti Funzionari Osce inviti a non cedere o fornire armamenti a Baku ed Erevan, il 6 novembre 2012 è stato firmato tra il nostro governo e quello azero un «Accordo sulla cooperazione nel settore della difesa».

Si ha traccia evidente di una sola fornitura militare all’Azerbaigian negli ultimi 10 anni: due radar avionici di sorveglianza marittima «Gabbiano T20» e T 200 venduti dall’azienda Selex nel 2013. Nel 2012 l’AugustaWestland, controllata dall’italiana Leonardo, potrebbe aver fornito degli elicotteri militari al governo azero (ma non se ne trova evidenza nelle relazioni ufficiali del governo).

E molte testate specialistiche nel febbraio 2020, sei mesi prima dello scoppio della guerra nel Caucaso, davano per concluso l’accordo tra Azerbaigian e Alenia Aermacchi per la fornitura di 12 aerei da addestramento M-346 Master. I media azeri parlarono anche di un’opzione per altri 12 aerei, nella versione «FA», usata per gli attacchi al suolo.