Sotto le luci stroboscopiche di un locale affollato, un ragazzo esce dalle quinte e comincia a saltellare, a duettare con le prime file, a cantare da esaltato Yo soy Valerio Lamborghini /Tu no pirciò / E fatt ‘o giall incitando il pubblico giovanissimo che ripete le strofe mandate a memoria Parlamm e nun ce capimm mai/né mò né mai/ Tommy Riccio Latitant, fa duicient a l’ora/ Invece e fà ‘e rapin/Mò facimm ‘e cantant/ Me vulevn fà for, invece fann ‘o giall. Lui capelli un po’ rasati, occhiali da sole platinati, parlantina sciolta è Vale Lambo, ganga style e dialetto acuminato, E fatt ‘o giallo, il suo brano di successo, vuol dire ti ho davvero spaventato, te l’ho fatta fare addosso.
Valerio Apice all’anagrafe, 29 anni, Vale Lambo è il nome nuovo, la next big thing dei rapper napoletani proveniente dalla grigia distesa di cemento Napoli Nord (come Luché, Enzo Dong, Ntò, Mv Killa, Geolier), per la precisione tra le Case Celesti, le palazzine del rione Berlingieri.

È IL COSIDETTO Terzo Mondo di Secondigliano, una zona di povertà e disagio, ad alta intensità camorristica come la vicina Scampìa, nonostante il prodigarsi di gruppi organizzati e associazioni di quartiere. Come il mare è il suo nuovo album, uscito in questi giorni su etichetta Virgin/ Universal, accompagnato anche dall’omonimo docufilm disponibile in esclusiva su Timvision, quello che racconta una giornata tipo dall’intimità familiare coi genitori e la fidanzata agli amici del quartiere, i suoi giovani producer Yung Snapp e Niko Beatz, il negozio dei tatuaggi e le poltrone del barbiere, scherzi in auto e luoghi di ritrovo, con le immagini del travolgente concerto a chiudere. Sedici brani nel cd, cinque in italiano e gli altri col linguaggio inventivo della strada (il dialetto crudo con una trascrizione spuria, influenzata dalla spontaneità del parlato), dove il cantautore rapper della periferia degradata mette nelle liriche tutto l’immaginario convenzionale dei violenti brò afroamericani.

C’È TUTTO: dalle esecuzioni sommarie per strada alle collane d’oro, dai macchinoni Ferrari e Mercedes a cocaina e stupefacenti, passando per sessismo a bizzeffe e citazioni spietate da cronaca nera (“Hanno accis a Totore cu na botta sol” Pe Sempe, “col ferro sotto al cuscin” Kaioshin, “se vutat a natu clan/mo cio dic a mammaaa/si no o spar nngap” Valentino), reportage della vita reale o strizzata d’occhio da cattivo maestro di sottocultura neomelodica? Nel flusso di rime explicit lyrics dove fioriscono tanti bisticci sentimentali e l’amore per la mamma (a meno che non sia un doppiosenso….) c’è sempre troppo compiacimento verso le condotte criminali piazzato su una musicalità contagiosa, sonorità elettroniche poco elaborate eppure funzionali, una poetica inquietudine di fondo.
Per questo secondo disco, ha cercato in ogni brano un mood diverso, contornandosi degli amici del suo universo musicale da Luchè a Carl Brave, da Franco Ricciardi a Madman e poi Co.Co, Dani Faiv, il giamaicano Fire, partecipando poi nel nuovo album di D’Alessio nel brano San Valentino o con Sal Da Vinci in So pazz’ e te. Un percorso lungo, cominciato con i primi testi nel 2005, il collettivo 365 Muv e il duo Le scimmie (con Lele Blade), un lungo break di tre anni -prima cameriere poi commesso – a Londra (tappa obbligata per le giovani generazioni partenopee a caccia di lavoro) e poi il ritorno alla musica col primo singolo Vita ca fugge e Angelo, l’album che l’ha lanciato nel firmamento dorato (il suo refrain era A piazza toj pass a Angiolett), e i nuovi singoli Statt Zitt, Nfaccia e Over Fai con milioni di visualizzazioni su Youtube.

SULLA COPERTINA di Come il mare, una porta tra nuvole e onde azzurre, il diaframma da superare per la completa libertà espressiva, l’ennesimo salto verso i palcoscenici nazionali guardando con disincanto il mondo attorno tra Miano e Marianella, i luoghi dove non puoi guardare una ragazza dritto negli occhi, la feroce prigione dove gli è toccato di vivere.