La fine di giugno, ancora una volta a Genova nello scenario solenne ma mediterraneo di Villa Bombrini c’è Game Happens, intensa manifestazione sui futuri possibili del videogioco della durata di un giorno solo organizzata da Federico Fasce, Marina Rossi e Alessandra Carboni con il supporto della Film Commission ligure. Non inganni la concisione dell’evento, poiché al tramonto sembra di avere partecipato ad una maratona ludica-concettuale assai più lunga, considerata la densità degli eventi, dei giochi e degli interventi che quest’anno sono stati focalizzati verso le possibilità della realtà virtuale e delle tecnologie indossabili.

Ci sono tante strade percorribili oltre quella di un videogiocare “tradizionale” e molto spesso non c’è neanche bisogno di un’immagine ma solo di suoni come ci ha raccontato Adrian Hon, presidente di Six to Start e sviluppatore di un audio-gioco che è diventato un best seller tra gli appassionati di jogging di tutto il mondo. Si tratta di “zombie, run!”, un opera che tramite lo smart-phone condiziona il nostro modo di correre, trasformando la realtà che ci circonda nel truce scenario di un’apocalisse dei morti viventi. Dagli auricolari ci giungono gli obbiettivi di missioni di salvataggio e le istruzioni per sfuggire alle orde dei cadaveri ambulanti. Ma Hon non vuole stressare il giocatore-corridore per cui l’esperienza è morbida, variabile secondo le possibilità e l’allenamento dell’utente. Non c’è rischio quindi di infarti per sfuggire a zombie virtuali ne’ il pericolo di farsi investire per evitare le loro fauci, considerato appunto che non dobbiamo guardare lo schermo ma solo ascoltare.

Curioso al limite della bizzarria, ma senza dubbio affascinante, soprattutto per gli amanti degli animali domestici, l’intervento di Michelle Westerlaken che da quattro anni studia e disegna meccanismi d’interazione visivi e ludici per cani e gatti. Giochi digitali pensati per amplificare ulteriormente il rapporto tra uomo e animale domestico, quindi non strumenti sostitutivi del buon vecchio lancio-restituzione del bastone ne’ la scusa per abbandonare il vostro cagnolino davanti a uno schermo.

Si è rivelata notevole, per il panorama vario e sperimentale che ha spalancato, l’esposizione e dimostrazione di tecnologie e software tutti italiani. Come Hiris, della genovese Circle Garage, una nuova forma di tecnologia indossabile che traccia i movimenti ed è pensata per essere usata in maniera sinfonica con altri moduli dello stesso tipo. Può servire per studiare, per fare sport e terapie di riabilitazione. Anche per videogiocare perché, indossata come un orologio, ha funzionato egregiamente come controller per un videogame di corse ipercinetiche tra astronavi.

Seguito da un folto pubblico di appassionati, molti i giovani studenti sognanti un futuro di designer videoludici, Game Happens tornerà anche il prossimo anno per indirizzarci verso nuovi sentieri dell’invenzione elettronica e dimostrarci che sviluppare videogiochi e possibile, anche in Italia.