«Ho accettato la mia candidatura a premier per il Movimento 5 Stelle»: Luigi Di Maio ha formalizzato ieri la partecipazione alla competizione interna per la leadership del movimento. Una decisione già presa da tempo e, pare, senza concorrenza visto che probabilmente Roberto Fico non lo sfiderà e l’eventuale competitor ha tempo fino alle 12 di lunedì per farsi avanti. Paolo Becchi, ex ideologo dei 5 Stelle, ha definito la contesa una farsa: «Il Non Statuto non è stato modificato, Di Maio è incandidabile». In rete gira il video in cui il vicepresidente della Camera dichiara: «Gli indagati da noi non si candidano, punto e basta. È un fatto di etica». Su di lui pende una querela intentata da Marika Cassimatis, candidata sindaco di Genova per volere della rete e poi esclusa da Grillo. Il deputato 5S Riccardo Nuti (sospeso per le firme false di Palermo) ha scritto: «Nuti indagato? Sospeso. Raggi indagata? Non sospesa. Di Maio indagato? Non sospeso e premier». Ieri mattina arriva un post del parlamentare Luigi Gallo, vicino a Fico, molto polemico sul regolamento pubblicato sul blog di Grillo con le regole per le candidature a premier. In serata la replica del blog: «Possono candidarsi coloro che hanno ricevuto un avviso di garanzia come atto dovuto o perché raggiunti da una denuncia di un avversario politico. Le regole sono quelle del Codice di comportamento» approvato a gennaio.

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Gallo, cos’è che non va nel nuovo sistema?

Il candidato premier diventa il capo politico del movimento. Un ruolo finora ricoperto da Grillo cioè da un garante indipendente che non ha incarichi né è pagato dalla politica. Siamo un’aggregazione eterogenea, veniamo da esperienze diverse, facciamo sintesi attraverso un approccio non ideologico. Ci vuole una figura terza che eserciti un ruolo super partes. E poi il mondo 5 S telle è diventato vastissimo, chi ha la responsabilità di fare il portavoce premier non può anche impegnarsi sui territori.

Quali punti contesta del regolamento?

Si arriva a una somma di poteri, tutti riuniti in una sola figura: il capo politico indice le votazioni in rete; sceglie i temi in votazione; definisce le regole per le candidature nazionali e locali, d’intesa con il comitato d’appello; ha il potere di far ripetere una votazione per le modifiche del Non Statuto e del regolamento interno e anche le votazioni locali; sceglie il collegio dei probiviri da mettere in votazione; può, con una votazione in rete, cancellare le decisioni dei probiviri o del comitato d’appello.

Non ne avete discusso prima di mettere il regolamento sul blog?

Né Grillo né Davide Casaleggio hanno mai pubblicamente detto che la figura del capo politico sarebbe stata affidata al candidato premier. Venerdì intorno alle 14 ci siamo ritrovati con un post anonimo, firmato MoVimento 5 stelle, da cui non si capisce la fonte. Si tratta di una novità assoluta, ne avremmo dovuto discutere ma non ne eravamo informati.

È possibile adesso modificare le regole?

Non so se è possibile tornare indietro ma per onestà intellettuale il problema va posto in modo esplicito e una discussione va fatta. Di solito preferiamo confrontarci al nostro interno perché non ci interessa diventare un contenitore di correnti ma in questo caso, non essendoci stato un dibattito, sono stato costretto a fare un post su facebook.

Unendo il ruolo di capo con quello di premier non rischiate di diventare un partito personale, modificando la linea in base alle simpatie politiche del leader?

Per impedirlo bisogna tenere fede al Non Statuto: il premier non esprime le sue sensibilità personali ma è il portavoce del programma deciso in rete, sul blog e nei meet up. Nel nostro Dna c’è il dibattito, il Movimento 5 Stelle è il programma altrimenti diventa un partito. Nel Non Statuto c’è scritto che vogliamo «un confronto democratico riconoscendo alla totalità degli utenti il ruolo di governo e indirizzo normalmente attribuito a pochi». È quello che ho cercato di fare con il mio post.