È cominciato molto male il G8 organizzato dalla Gran Bretagna in Irlanda del Nord, sul bordo del Lough Erne: parole dure tra Barroso e Hollande, tensioni tra Ue e Usa sullo spionaggio Prism, scontro Ue-Usa con la Russia sulla Siria, gigantesco cortina fumogena di David Cameron sui paradisi fiscali, con il direttore generale di Google che si sfrega le mani sul Financial Times, sicuro che passeranno ancora anni prima che venga chiesto alle grandi multinazionali di pagare le tasse in ogni paese dove fanno utili. Sullo sfondo, ci sono anche forti malumori per le rivelazioni del Guardian, sullo spionaggio operato da Londra nei confronti delle delegazioni straniere in due G20 organizzati nel 2009 in terra britannica, mentre i giornalisti e le delegazioni del G8 borbottano per l’assurda impennata dei costi (prezzi degli hotel moltiplicati fino a otto volte, costo proibitivo dell’accredito, etc.).

Business is business, secondo la Francia, è il motto dei britannici. Le Figaro ironizza difatti sui “piccoli profitti” di Londra grazie all’organizzazione del G8 sul bordo del Lough Erne, in Irlanda del Nord, scelta che per il quotidiano francese è dovuta al retropensiero di “attirare investimenti stranieri nella regione”. Gli europei sono irritati per aver dovuto sborsare 1.200 euro a notte, per camera, negli alberghi dove sono alloggiate le delegazioni. I prezzi abituali sono intorno ai 150 euro e la differenza non va all’albergatore, insinua Le Figaro, ma all’organizzazione britannica del G8. Anche i giornalisti sono spremuti: l’accredito (che di solito è gratis) è fatturato 180 euro, mentre è obbligatoria la prenotazione di due notti d’albergo, anche se c’è una sola notte di G8, per complessivi 600 euro.

Barroso-Hollande. L’eccezione culturale brucia gli ultra-liberisti di Bruxelles. Ieri, il presidente della Commissione ha definito «reazionaria» la posizione della Francia, che ha ottenuto, almeno «per il momento» come ha precisato il commissario al commercio Karel De Gloch, l’esclusione dell’audiovisivo dal mega-negoziato Ue-Usa, che sarà ufficializzato al G8 e mira a dare vita alla «Nato del commercio» per contrastare l’emergenza cinese. «Alcuni dicono di essere di sinistra, ma in realtà sono estremamente reazionari», ha commentato Barroso, secondo il quale l’idea di escludere l’audiovisivo dalla trattativa «fa parte del programma antiglobalizzazione». Reazione stizzita di Hollande, mentre dalla Francia, il Ps ha chiesto le dimissioni di Barroso, «se non si rimangia le sue parole».

Prism. Mentre la Gran Bretagna deve dare una spiegazione sulla denuncia del Guardian, l’Europa ha intenzione di chiedere conto agli Usa sull’operazione di spionaggio della Nsa.

Siria. La prima giornata è stata dominata dalla questione siriana. L’Unione europea ha levato l’embargo sulle armi agli insorti il 27 maggio scorso, Obama giovedì scorso ha accusato Damasco di aver oltrepassato la “linea rossa” con l’utilizzazione di armi chimiche. Obama e Putin, che non si erano più visti faccia a faccia da un anno, si sono incontrati ieri sera. Ma sarà difficile arrivare a una posizione comune alla fine del vertice in Irlanda del Nord, che più che un G8 è un G7+1 per quanto riguarda la Siria. L’obiettivo resta la convocazione della problematica conferenza di pace a Ginevra, portando allo stesso tavolo quella che gli occidentali definiscono la “dittatura sanguinaria” di Assad e i russi “governo legittimo”, a discutere con gli insorti, che per Putin “uccidono i loro nemici e divorano in pubblico i loro organi”. Putin non è disposto a cedere di un millimetro, perché nella guerra civile siriana Mosca vede un proprio fronte avanzato contro la ribellione sunnita, con cui ha a che fare nel Caucaso.

Paradisi fiscali. Doveva essere l’argomento-chiave del G8 in Irlanda del Nord. Due giorni prima dell’apertura del G8, Cameron ha platealmente ricevuto a Londra i rappresentanti dei dieci territori britannici d’oltremare e dipendenze della Corona, accusati di essere dei paradisi fiscali.
Bermude, Isole Vergini britanniche, Cayman, Gibilterra, Anguilla, Channel islands, Isola di Man ecc. (senza però includervi la City di Londra, paradiso fiscale nascosto) hanno promesso «trasparenza» e, nel concreto, di firmare la convenzione Ocse sugli scambi di informazioni fiscali. Ma, come fa notare Prem Sikka, uno specialista di fisco dell’università di Essex citato da Le Monde, posti come le Cayman non hanno imposte dirette sul reddito e sulle società, quindi non hanno nessun dato da comunicare. «Bisognerebbe che la convenzione riguardasse il riciclaggio di soldi, una nozione molto più ampia», precisa, cosa che l’Ocse si è ben guardato dal mettere in opera. Putin si è mostrato assolutamente non interessato all’argomento della lotta alla frode fiscale, mentre gli occidentali insisteranno, nel comunicato finale, sul «forte impulso» dato allo scambio – in un futuro ancora da precisare – dei dati bancari dei contribuenti. Il prossimo appuntamento è al G20 di settembre a San Pietroburgo, ma è facile scommettere che la Russia non sarà la più zelante su questo fronte.

Enrico Letta al debutto. Dopo la mezz’ora di incontro bilaterale con Obama il premier italiano offre «aiuto» sulla Libia a gli Usa e incassa un biglietto per un incontro alla Casa Bianca entro fine anno. Il primo G8 di Enrico Letta inizia tra qualche gaffe dell’organizzazione (foto dello zio Gianni e età sbagliata, 56 anni) e prosegue dribblando i mega dossier sul tavolo, incluso il rapporto con la Russia di Putin su energia e relazioni economiche.